Sull’uscita da scuola degli alunni, il Pd si è chiarito: ora anche la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, auspica gli stessi cambiamenti del segretario di partito Matteo Renzi.
Dopo aver espresso due concetti in antitesi, i due ora, sulle responsabilità da assumersi per gli alunni al termine delle lezioni, parlano la stessa “lingua”: si sono incontrati pubblicamente domenica 29 ottobre, nel primo pomeriggio, durante la conferenza programmatica del Partito democratico, nel museo di Pietrarsa, dove poco prima era intervenuta la ministra dell’Istruzione annunciando come imminenti due concorsi per docenti. Ed è stato un siparietto.
“Valeria, vieni qui a spiegare ai giornalisti dell’incontro con gli studenti di Procida”, ha detto Matteo Renzi, rivolgendosi alla Fedeli, prima di salire entrambi sul treno Direzione Italia che ha portato dirigenti e ministri Dem a Roma.
L’ex premier ha quindi invitato la responsabile del Miur a rilasciare una dichiarazione, mentre lo stesso Renzi le reggeva il microfono: “Abbiamo incontrato – ha detto Fedeli – gli alunni dell’istituto di Procida, di elementari e medie: conoscete il progetto del Senato per cui gli studenti propongono una legge?”
“Loro hanno proposto una legge per la quale i genitori che vogliono che i figli di 13 anni che dopo scuola vadano a casa da soli possono farlo. Abbiamo spiegato loro che non è una legge che abbiamo fatto noi, ma di fronte all’ultima sentenza ci siamo dovuti adeguare. Ora presenteremo un emendamento e io sarò in Senato quando lo presenteremo, ma andremo avanti per modificare il ddl. I bambini vanno educati ad assumersi questa responsabilità anche nel rapporto con i genitori“, ha concluso Fedeli.
È quindi questa la novità legislativa contenuta nel disegno di legge Malpezzi che il Pd presenterà in settimana: permettere agli alunni, anche di 13 anni, età che si compie nel corso della terza media, o meno, di lasciare la scuola anche senza la presenza di genitori, nonni o delegati.
Un concetto che, tra le tante dichiarazioni rilasciate negli ultimi giorni dai vari esponenti di Governo, non era sembrato così chiaro. Il ddl Malpezzi, in particolare il comma 1, invece, lo spiega in modo chiaro: “I genitori esercenti la responsabilità genitoriale e i tutori dei minori di 14 anni, in considerazione dell’età, del grado di autonomia e dello specifico contesto, nell’ambito del gradi di processo di autoresponsabilizzazione, possono autorizzare le istituzioni del sistema nazionale di istruzione a consentire l’uscita autonoma dei minori dai locali scolastici al termine dell’orario delle lezioni”.
Qualora, quindi, non vi fossero le condizioni per far uscire l’alunno (ad esempio un bambino iperattivo o con disabilità), non cambierà nulla: quindi, in mancanza di persone “fidate”, fino a che non compirà 14 anni, quindi in prevalenza nel corso del primo anno della secondaria di secondo grado, la scuola non potrà permettere che quell’alunno esca da scuola al termine delle lezioni. Trattenendolo, fino a che i genitori o chi per loro non saranno arrivati.
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