Prima di tutto il segnale forte e chiaro che viene dalla Liguria, dove la sinistra Dem (contraria all’attuale impianto del DdL 2994) raggiunge un valore percentuale intorno al 10%, e di fatto fa perdere alla candidata renziana la presidenza della regione. Questo vuol dire che l’ala sinistra del Pd ha una sua dignità di consenso elettorale, tale da far perdere obiettivi elettorali importanti al Presidente del Consiglio.
Anche il risultato elettorale della Puglia segue un sentiero contrario all’approvazione del DdL 2994, infatti, il neo governatore della Puglia Michele Emiliano durante la campagna elettorale spesso è entrato in pieno disaccordo con Renzi e la sua politica sulla scuola.
A tal proposito su un quotidiano qualche giorno fa si scriveva: “Il più clamoroso segno di disaccordo si è manifestato sulla riformadella scuola. Emiliano ha ripetutamente affermato di non condividerla. Al punto che il premier Matteo Renzi gli ha dovuto inviare un paio di alterati sms per chiedergli conto della presa di posizione. Ieri il candidato governatore ha incontrato i sindacati della scuola e annunciato un documento del centrosinistra pugliese con proposte di modifica. Nelle prossime ore è prevista la diffusione di una lettera aperta. Indipendentemente dal merito della questione, c’è da sottolineare che Emiliano, in campagna elettorale, è pressato da decine di insegnanti contrari alla riforma. E questo è un aspetto che pesa“.
Stesso discorso per il Veneto dove la schiacciante vittoria della lega si intreccia anche con la sua contrarietà politica alla riforma renziana sulla scuola pubblica. Insomma un incrocio di risultati elettorali che dovrebbero far riflettere il Governo a non commettere ulteriori passi frettolosi verso una riforma della scuola che la maggior parte degli insegnanti non vuole.
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