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Gli esami di Stato in Kosovo? Quasi una chimera, ce la fa solo il 46% dei candidati

Non bastavano i frequenti episodi di violenza tra gli studenti, l’assenteismo cronico e ad un abbandono scolastico tra i più elevati d‘Europa. Ora il Kosovo balza al centro delle cronache internazionali anche per un record difficilmente eguagliabile: al termine degli ultimi esami di maturità il 54% dei candidati kosovari è stato bocciato. In pratica, oltre la metà dei ragazzi che hanno provato a prendere il diploma non ce l’hanno fatta.
Così mentre nel nostro Paese si discute per l’incremento di respinti dal 2,5 al 3% conseguente alla “stretta” ministeriale sui voti e sul comportamento, il ministero dell’Educazione di Pristina non riesce a dare risposte convincenti per l’indignazione di famiglie e insegnanti. L’unico segnale di reazione è stato quello di aprire un’inchiesta per capire la cause del fallimento del “test nazionale”, come viene chiamato nel Paese balcanico.
Forse perché in Kosovo il boom di respinti alle soglie del diploma di maturità non è una novità assoluta: già lo scorso anno il 50% degli studenti non riuscì a diplomarsi; il problema è che quest’anno, anziché ridursi, il numero di respinti è addirittura aumentato. Solo il 46%, esattamente 11.656 allievi della scuola secondaria, sono riusciti nell’impresa di passare indenni gli esami. E non è che nelle città o nelle scuole migliori, come nella stessa Pristina le cose vadano meglio: in istituto della capitale su 30 allievi ben 11 sono stati respinti.
Il record di bocciati alle superiori sarebbe quindi solo la risultanza derivante da un sistema scolastico quasi disastroso. Malgrado le promesse di inversione di tendenza (il ministro dell’Educazione Enver Hoxhaj ha più volte detto che “per la secondaria il Governo costruirà la scuola del XXI secolo, aumentando la qualità dell’insegnamento ed analizzando anche i programmi, l’aggiornamento dei libri e le responsabilità degli allievi”.)
La realtà è che il sistema educativo kosovaro rimane in forte difficoltà: e questo nonostante sia passato un anno e mezzo dall’indipendenza da Belgrado e dieci dalla fine della guerra. Evidentemente i danni dopo i lunghi anni persi con il sistema delle scuole parallele di Milosevic per le comunità serba e albanese della regione devono aver lasciato il segno. Oggi in Kosovo gli insegnanti sono ancora pagati poco, la qualità delle lezioni rimane bassa e gli studenti sono tutt’altro che coinvolti nello studio. In queste condizioni l’alto numero di respinti non può essere di certo letto come un fulmine a ciel sereno.
Alessandro Giuliani

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