L’Ansa riporta il pare di questo dirigente a favore del quale va la promozione ottenuta dalla Fondazione Agnelli per essere la sua scuola fra le migliori d’Italia, almeno sulla base dei risultati ottenuti dagli ex alunni al primo anni di università.
E infatti, sostiene il preside che “un esame che promuove il 99,9% degli esaminati non è selettivo. Che senso ha fare un esame in cui le commissioni tendono a promuovere tutti?”. Inoltre, sostiene il dirigente , questa tendenza ha conseguenze gravi nella valutazione dei maturandi. Può capitare infatti che i meno bravi, portati al 6 durante gli scrutini perché possano fare l’esame di Maturità, abbiano un credito scolastico molto basso e agli scritti risultino insufficienti. Tuttavia “siccome la commissione non vuole bocciare, gonfierà i loro voti agli scritti e agli orali, assegnando spesso voti pari o addirittura superiori ai ragazzi più bravi, in special modo al colloquio, per compensare”.
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Di conseguenza la vita è particolarmente dura per i maturandi con la media, ad esempio, dell’8. Questi infatti spesso vengono addirittura penalizzati rispetto ai ragazzi meno bravi. “A loro non si regala niente. Non vengono aiutati a raggiungere il 100 e i loro voti non vengono quindi “gonfiati” come succede ai ragazzi a cui serve prendere la sufficienza. Così facendo il risultato è che questi studenti escono da scuola con un voto di diploma pari, o addirittura più basso, rispetto alla media riportata negli ultimi anni scolastici”.
Perché, si chiede il preside, organizzare un esame di Maturità che non è selettivo e che non rispecchia, quindi, neanche il percorso scolastico dei ragazzi? “Meglio farlo come si deve, valutando seriamente le prove, o non farlo proprio”.
A questo punto, meglio che la commissione sia interna, visto che il giudizio sull’alunno è già stato preso in sede di scrutinio finale. Come può cambiare in pochi giorni? In più capita spesso che “le commissioni miste e i commissari esterni compromettano la serenità dell’esame. Molto spesso alcuni docenti combinano guai a causa della competizione o di piccole vendette tra istituti”. Magari, dopo aver premiato i meno bravi per permettere di arrivare al 60 o giù di lì, si accaniscono contro i più bravi per dimostrare che i loro voti sono stati “gonfiati” durante l’anno.
Conclusione ultima del dirigente: “Bisogna riformare profondamente l’Esame di Stato.”
Ma come, ci chiediamo e chiediamo ai nostri lettori?
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