Il problema degli esuberi, nella provincia di Cagliari, ha una storia ultra-decennale. In particolare la tabella C, che raccoglie gli insegnanti tecnico pratici di laboratorio della scuola secondaria di secondo grado, paga lo scotto delle ultime riforme, dalla Gelmini in poi, che hanno visto ridurre, in spregio ad uno sbandierato potenziamento della didattica laboratoriale, le ore di lezione di laboratorio nei diversi indirizzi degli istituti tecnici, degli istituti professionali e persino dei licei scientifici tecnologici, con la istituzionalizzazione dei medesimi in licei delle scienze applicate.
Gli insegnanti appartenenti a queste classi di concorso, tutti titolari di contratto a tempo indeterminato, vincitori di concorso e quindi di ruolo, per usare un termine ormai obsoleto, hanno visto progressivamente diminuire le proprie ore di lezione e così perdere la titolarità nelle scuole nelle quali hanno lavorato per anni con dedizione ed impegno, costringendoli a transitare in quel limbo per anni denominato “dotazione organica provinciale”, obbligandoli anno dopo anno, a fare domanda di utilizzazione per poter essere assegnati ad una scuola di servizio, ed essere utilizzati in materie affini e, in parte o anche totalmente, a disposizione dei dirigenti per coprire le sostituzioni dei colleghi assenti.
Questo problema e questo disagio che ha coinvolto in Sardegna decine di insegnanti per anni, è stato affrontato all’Ufficio Scolastico Territoriale della provincia di Cagliari quest’anno, con un decreto relativo ad operazioni di mobilità, leggi trasferimenti, utilizzando in modo inaspettato una risorsa non convenzionale: l’istituzione di cattedre di potenziamento, in difformità dalla destinazione originale per la quale queste cattedre erano state concepite. Il decreto citato, firmato dal direttore dell’ufficio scolastico territoriale per la provincia di Cagliari il 26 luglio scorso, consentiva il trasferimento su cattedre di potenziamento degli insegnanti in esubero, in una modalità non equa, concentrando questa operazione su alcune classi di concorso, ignorando pressoché totalmente le altre. Per quale motivo si è fatta una scelta così diseguale, e discriminatoria per alcune classi di concorso e gli insegnanti ad esse appartenenti, rispetto ad altre?
La risposta sta nel fatto che i motivi che hanno generato questa operazione di aggressione verso il problema degli esuberi, non deriva dalla volontà di porre fine a questo annoso problema, ma la necessità di poter operare delle nuove immissioni in ruolo di docenti in classi di concorso che risultavano essere in esubero. Da qui deriva questa difforme applicazione di questa soluzione, una novità che indubbiamente permette di aprire uno spiraglio al problema degli esuberi, ma che è stato usato maldestramente, generando iniquità.
Ma se questa è stata la scelta per poter risolvere la questione esuberi, per quale motivo in questa operazione sono state assegnate anche cattedre di potenziamento a classi di concorso non in esubero della tabella A? Perché sono stati fatti passaggi di cattedre dal sostegno al potenziamento?
Se l’utilizzo delle cattedre di potenziamento può essere la soluzione che permette di eliminare il problema degli esuberi, perché non utilizzarlo in maniera equa e razionale in tutte le classi di concorso in cui questa situazione gravosa permane?
E infine, perché questa politica di assorbimento degli esuberi non ha portato analoghi comportamenti da parte degli altri uffici scolastici territoriali della Sardegna, come Sassari, Oristano e Nuoro?
Gli insegnanti tecnico pratici della Sardegna, mossi da questi interrogativi, e dalla manifesta ingiustizia insita nelle operazioni di mobilità operate o non operate affatto dalle istituzioni preposte, si stanno organizzando al fine di tutelare i propri diritti e quelli della categoria.