“Siamo tutti impegnati perché l’anno scolastico 2017-18 inizi con tutte le docenti e i docenti in classe”.
Per evitare “che succedano poi cambiamenti o classi senza insegnanti fino a novembre e dicembre”.
A prometterlo, a distanza di poche settimane dalla prima volta, è stata la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, a margine di un incontro tenuto al Miur il 14 marzo.
Fedeli ha tenuto a precisare di aver preso l’impegno sull’avvio regolare del prossimo anno scolastico, “indipendentemente dalla tipologia di contratto dei docenti: stiamo lavorando a questo e anche a una possibile ulteriore fase di mobilità, più ristretta degli anni precedenti e vogliamo gestirla in tempo utile perché le scuole possano iniziare l’anno scolastico nel miglior modo possibile”.
“Stiamo anche cercando – ha aggiunto – di affrontare con una norma transitoria tutte le condizioni pregresse che hanno creato qualche tensione”.
“L’obiettivo è quello di dare alle studentesse, agli studenti e alle famiglie – ha concluso – le classi con i docenti già dal primo giorno di scuola. Stiamo affrontando tutto questo, appena saremo pronti lo comunicheremo soprattutto alle scuole e alle famiglie”.
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Rispondendo ad una domanda dei cronisti sulle critiche mosse verso la Buona Scuola approvata in Parlamento nel luglio del 2015, Fedeli ha tenuto a puntaualizzare che “la riforma 107/15 è poco conosciuta dal punto di vista dei suoi contenuti fondamentali”, anche da parte degli insegnanti.
Fedeli sostiene, infatti, anche che “un limite che c’è stato: è che, dentro le cose molto importanti della Buona scuola, non si è scelto di dialogare, di parlare, di costruire, con i soggetti che poi devono attuarli, i contenuti della riforma. Mi auguro che con un lavoro paziente di ascolto, di relazione e di qualità della relazione e del coinvolgimento di tutte le persone che operano nella scuola, riusciamo a ricucire sapendo che la scuola è per e degli studenti”.
“L’obiettivo fondamentale – ha detto ancora la ministra – è formare gli studenti perché siano in grado sempre di stare in questo mondo in costante cambiamento”.
Ricordando, dunque, alcuni contenuti “fondamentali” della riforma, Fedeli ha citato le deleghe, “che si stanno discutendo in Parlamento”.
“Penso – ha detto ancora Fedeli – ad alcune scelte importanti come quella di considerare l’istruzione 0-6 anni un punto fondamentale per l’inclusione e per superare le differenze che ci sono per le situazioni sociali di provenienza; penso alle nuove forme di reclutamento del personale sempre più formato e più istruito: essere docenti è una delle professioni che dobbiamo rivalutare e riconoscere tra le più importanti per tutto il paese”.
“Ma possiamo parlare anche dell’inclusione – ha concluso la ministra – del diritto allo studio, della nuova delega per rafforzare tutte le materie umanistiche”.
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