Categorie: Personale

Gli insegnanti di sostegno dicono no alla chiamata diretta e alla ridefinizione del loro ruolo

 

I docenti di sostegno chiedono a tutte le forze politiche che siano emendati nel Capo III, gli articoli 6 e 7.

L’art. 6 e l’art. 7 del Capo III rimandano rispettivamente all’organico dell’autonomia per l’attuazione dei piani triennali dell’offerta formativa e alle competenze del dirigente scolastico.

Nell’articolo 6 del suddetto Capo al comma 2 è scritto che l’organico dell’autonomia è determinato su base regionale con cadenza triennale.

Questo organico dell’autonomia, che comprende i posti di sostegno, è soggetto alla chiamata dei presidi, pertanto vengono meno i criteri di oggettività dettati dalle graduatorie dei docenti di sostegno e si affidano alla scelta del dirigente scolastico.

Si profila così l’incostituzionalità della chiamata diretta dei dirigenti, che richiama il DdL Aprea.

Anche se la chiamata diretta riguarda solo il personale di ruolo già assunto, la sostanza non cambia. Gli stessi giochi di potere e ricatti, potrebbero inficiare la legge sulla mobilità, secondo cui i trasferimenti avvengono per merito e ordine di anzianità, titoli di servizio e titoli culturali. Le graduatorie sono oggettive, mentre la scelta del Ds è un criterio soggettivo che si affida al potere discrezionale del singolo Ds. Si avrebbe lo stesso rischio di innescare rapporti clientelari, rispetto a quello che era proposto dal DdL Aprea. Non a caso l’Aprea ha espresso apprezzamenti in merito.

Inoltre chiedono di emendare al Capo VII art. 21, la lettera e, comma 1 e 2, (Delega al Governo in materia di Sistema nazionale di istruzione e formazione) perché la ridefinizione del ruolo del docente di sostegno potrebbe compromettere la qualità dell’integrazione. Qui è nascosto un intento subdolo: cancellare con un successivo provvedimento il docente di sostegno o snaturarne il ruolo, in funzione del disegno originario, con cui è stata concepita questa figura.

Riformare il sostegno con soluzioni che non hanno nulla di ragionato e all’insegna del risparmio, senza ravvisare l’utilità di un cambiamento con il rischio di eliminare una figura di altissimo profilo quale è quella del docente specializzato in integrazione, arrecherebbe un ulteriore danno alle scuole statali. Oggi, infatti, il sostegno nel nostro Paese, è il nostro fiore all’occhiello e rappresenta il faro mondiale dell’integrazione.

Sono in pericolo il merito, la libertà d’insegnamento e la democrazia scolastica.

 

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