Gli insegnanti italiani sono i dipendenti della pubblica amministrazione meno pagati e, al di là delle chiacchiere da bar, lavorano mediamente 36 ore a settimana per 45 settimane l’anno.
Un lavoro duro dunque, difficile. Ogni anno, ogni docente, assume la responsabilità di contribuire alla formazione e all’istruzione di decine di giovani. In tutto ciò la precarietà nella scuola pubblica italiana la fa da padrona. A dirlo non è un sindacato dei docenti ma la Ragioneria dello Stato che proprio in questi giorni ha pubblicato i dati sugli stipendi della pubblica amministrazione.
È ora di porre fine a questa situazione, è necessario avviare un’azione forte, incisiva, capace di coinvolgere tutte le forze politiche che hanno a cuore l’istruzione pubblica italiana e quindi dei giovani italiani. É tempo che le forze politiche progressiste che realmente immaginano una società italiana in cui giustizia sociale e solidarietà siano i valori di riferimento, presentino soluzioni.
Portare gli stipendi dei docenti italiani a livello di quelli europei é una necessità, va fatto e va fatto subito; ridurre se non azzerare il precariato è una necessità, va fatto e va fatto subito.
La scuola pubblica è un servizio offerto ai cittadini per il benessere dell’intera società,non un’azienda. La scuola pubblica non deve generare utili né risparmi. Unico capitale da prendere in considerazione è il capitale.
Noi socialisti pensiamo sia necessario anche rivedere i modelli orari, lasciando invariato il monte ore di lezione frontale, affinché venga riconosciuto il lavoro sommerso dei docenti. Si tratta di quasi 20 ore settimanali per oltre 315 giorni l’anno!
Tutto va fatto ora se si vuole fare della scuola pubblica italiana uno strumento in grado di offrire pari opportunità ai nostri giovani. Se non ci riusciremo accadrà ciò che la Presidente del Senato in questi giorni ha auspicato, la parificazione tra scuola privata e pubblica. Allora si apriranno scenari di disuguaglianza, allora l’istruzione non sarà piú strumento per offrire a tutti pari opportunità ma strumento di profitto. Noi socialisti questo non lo vogliamo.
Luca Fantò – PSI scuola
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