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Gli insegnanti italiani sono pagati poco perché lavorano poco?

L’orario di servizio settimanale degli insegnanti torna, di tanto in tanto, ad essere oggetto di discussione. Il Corriere della Sera, in coincidenza con l’avvio del nuovo anno scolastico, scrive in proposito un articolo per discutere i numeri.

Si tratta della questione che descrive gli insegnanti italiani impegnati a lavorare soltanto per 18 ore settimanali, spalmate su 5 giorni alla settimana e per poco più di 200 giorni all’anno.
L’autore dell’articolo è Roger Abravanel, che rende noto un sondaggio fatto su un campione di studenti e famiglie. Da tale sondaggio emerge che il 60 % delle famiglie italiane chiedono novità più coraggiose per quanto attiene l’applicazione della riforma sulla scuola. Infatti chiedono espressamente un maggior numero di ore in classe da parte degli insegnanti e la valutazione dei professori. Inoltre le famiglie vogliono i test Invalsi.
Abravanel torna anche su uno dei suoi cavalli di battaglia, scrivendo: “da noi gli insegnanti oggi lavorano solo 18 ore a scuola, mentre per esempio in Germania ne lavorano 30 (e quindi sono pagati di più). Puntare decisamente sui test Invalsi, per avere criteri oggettivi per valutare le scuole. Renderli più credibili e trasparenti per le famiglie per scegliere le scuole. Creare a tempo di record un folto gruppo di ispettori che selezionino i presidi capaci di valutare scuole e insegnanti. L’Italia è, assieme alla Grecia, l’unico Paese europeo dove gli insegnanti non sono ancora valutati. Se partirà un dibattito su queste idee, questo sondaggio sarà servito a qualcosa”.
Quindi uno dei punti che viene toccato è quello per cui gli insegnanti italiani sono pagati poco perché lavorano poco. Ma è veramente così?
Bisogna dire che le 18 ore di lavoro degli insegnanti è solo una minima parte della mole di impegni che distinguono la professione docente.
Oltre all’impegno delle ore di lezione svolte in classe, ci sono gli impegni collegiali, la cura costante dei rapporti scuola-famiglia, il tempo dedicato per pensare e redigere le programmazioni, il tempo per l’organizzazione dello svolgimento delle lezioni, per preparare e correggere le lezione.
In buona sostanza facendo un calcolo ottimistico dell’orario di lavoro di un docente, si arriva a calcolare le 40 ore di lavoro settimanale spalmato su 11 mesi. Ovviamente anche i professori hanno diritto al mese di ferie regolarmente previsto dal contratto.
Ci piacerebbe sapere da parte del governo, che ha in mano la delega della riscrittura del testo unico, se è disponibile ad aprire un confronto sui temi sollevati dal sondaggio presentato oggi dal Corriere della Sera.

Lucio Ficara

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