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Gli insegnanti italiani tra processi sommari e solidarietà

Recentemente le occasioni sono state fornite, per buona parte con la complicità dei telefonini diffusi tra gli alunni che ne hanno fatto un uso improvvido e riprovevole come quando sono divenuti strumenti per registrare e trasmettere le sevizie a danno di un compagno con particolari problemi o di compagne che sono cadute nella rete degli adescamenti erotici o della professoressa che si sarebbe fatta…palpeggiare da studenti troppo intraprendenti ecc.
La scuola in questi, e in altri, casi finisce subito sul rogo e con l’essere strumentalizzata dallo strombazzare dei mass media, televisivi per primi, che in ogni momento della giornata sono a caccia di notizie con cui alimentare la morbosità di una fascia di telespettatori.
Diventa perciò, subito, occasione di condanna, di processi sommari, non solo da parte del collettivo sociale, ma purtroppo anche di chi dovrebbe essere esercitato a non lasciarsi sopraffare dalle emozioni, per non dire dagli impulsi e dagli istinti, e viceversa, dovrebbe saper verificare i fatti nella loro oggettività, come nel caso di chi vive nella scuola, a tutti i livelli, istituzionali compresi.
A guardare a quanto è successo all’alunno della scuola primaria – ancora designata sull’ingresso come ‘scuola elementare’ – Luigi Cadorna di via Carlo Dolci di Milano, che avrebbe avuto avuta tagliata addirittura la…lingua dalla maestrina, precaria appena ventiduenne, perché troppo irrequieto, si ha la prova di quanto affermato.
Ci guardiamo bene dal giudicare l’accaduto non disponendo di quegli elementi oggettivi alla base di qualsiasi valutazione, ma non possiamo non riprovare la condanna cui è stata sottoposta la maestra, Rosa S. della II C allo scoppiare del caso subito fagocitato dai mass-media anche da parte di chi, leggasi organi dell’amministrazione scolastica locale, regionali e nazionali, ha immediatamente preannunciato il licenziamento in tronco.
Il giudizio sommario, se c’è stato anche da parte del ministro Fioroni – vogliamo credere che anche certe sue dichiarazioni siano state travisate – senza l’esame di tutti gli elementi del caso, richiama alla memoria sistemi primitivi di condanna, più vicini al linciaggio barbarico che non alla giustizia secondo l’idea moderna che ne abbiamo, che punisce ma per recuperare.
Simili comportamenti non solo non fanno onore alla nostra società, che ha raggiunto, dimostrandolo quotidianamente, livelli di garantismo tante volte vergognosi verso reati molto gravi, ma fa perdere sempre più prestigio alla scuola italiana.
Per fortuna la giovane maestra ha ricevuto la solidarietà di tante mamme della stessa e di altre scuole che si sono dimostrate più indignate di quanto è avvenuto fuori che non dentro la scuola.
Le mamme sono arrivate al punto da assolverla per l’accaduto e farle sentire un po’ meno il linciaggio mediatico, dimostrando, ancora una volta, di condividere le fatiche che nella scuola italiana fanno gli insegnanti i quali quotidianamente si trovano, non certamente per loro colpa, nella bufera, quasi in trincea, in un campo minato.
Non si può, infatti, negare che quotidianamente gli insegnanti della nostra scuola sono costretti a sopravvivere, chiamati come sono a comportarsi da naufraghi e in un mare sempre in tempesta, tra relitti ed onde perigliose, e a cercare, senza nessun aiuto, percorsi pedagogici e strategie didattiche idonee a risolvere i difficili problemi sempre in agguato.
L’essere insegnante, maestro/a di scuola primaria nella fattispecie, che in passato era il più…bel mestiere del mondo, costringe oggi a vivere tanti momenti delle giornate scolastiche in un modo rigido, chiuso, freddo, arido, difficile, pure degradato psicologicamente e socialmente, per via delle disattenzioni della collettività, di cui l’amministrazione scolastica è pure l’espressione, che nulla ha fatto per la loro formazione iniziale e nulla fa per quella in servizio.
Troppo tempo è stato sprecato, da parte dell’intellighenzia culturale e dei decisori politici in quest’ultimi decenni, in pratiche e provvedimenti che hanno fatto venire meno l’idea di scuola e, con essa, della stessa sua funzione che è quella di istruire educando, ossia formando.
Nulla è stato fatto per la crescita culturale, umana e psicologica degli insegnanti italiani ai quali, nella maggior parte dei casi, è venuto meno l’entusiasmo, la forza e il coraggio, di superare i momenti difficili, di affrontare i reali problemi dell’insegnamento tanto che non sono pochi coloro che rivelano la paura del fare scuola e reagiscono con comportamenti inadeguati e sicuramente discutibili.
Lo Stato storicamente si è interessato sempre e soltanto di emanare i programmi per i vari ordini di scuola, mai di valorizzare le competenze di chi nella scuola poi doveva applicare quei programmi.
L’essere insegnante, specificatamente, oggi più che nel passato, ha finito con il restare impelagato in un crogiolo di norme e di disposizioni per partecipare ad iniziative destinate ad implementare momenti di riforma rispondenti solo alla politica occasionale.
Il tempo perso in questo ultimo decennio dai decisori politici per imporre, con la forza, riforme di cui nessuno riconosceva l’utilità e finalizzate non alle reali innovazioni scolastiche, pedagogiche o didattiche, ma solo alle promesse elettorali, oggi viene pagato in termini di disordine, di tensioni, di clima esaltato e fortemente eccitato che ha fatto perdere a buona parte degli insegnanti il significato stesso del loro ruolo professionale che è quello di istruire all’interno di un quadro di educazione. Ha fatto smarrire, inoltre, la serenità e la gioia di fare scuole.
Molti studenti, tante volte, poi, rispondono con comportamenti abnormi e riprovevoli, sicuri di potersi porre al di fuori di qualsiasi valutazione lasciati come sono a se stessi da insegnanti demotivati del loro essere educatori.
Fin qui per dire, in definitiva, che qualsiasi comportamento degli insegnanti e degli stessi studenti che si presti ad essere fagocitato dai mass media ha bisogno, prioritariamente, di essere inquadrato nel degrado del clima che la scuola sta vivendo in questo momento e non finire con l’essere immediatamente sottoposto a giudizio sommario.
Video-telefonini usati inadeguatamente, comportamenti riprovevoli di studenti verso i loro insegnanti, risposte non pertinenti di tanti insegnanti alle soluzioni estemporanee ecc., in conclusione, debbono essere inquadrati sempre nel clima di disagio che oggi vivono la scuola italiana e, con essa, tanti insegnanti.
Giuseppe Guzzo

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