Leggo nella rubrica “I lettori ci scrivono” l’intervento di Ezio Pelino dal titolo “Perchè gli insegnanti non vogliono essere valutati”.
L’assunto di partenza che “gli insegnanti non sono e non vogliono essere valutati” è falso, e questi dati lo dimostrano.
1) L’esito della consultazione Buona Scuola, pubblicato a dicembre, riporta che fra i docenti il 65% è favorevole al riconoscimento del merito ai fini della retribuzione e che solo il 14% vuole mantenere gli scatti come adesso.
2) I motivi della protesta, arrivata allo sciopero del 5 maggio, riguardano il modo con cui dovrebbe avvenire il riconoscimento del merito e l’inconsistenza del “premio” (oltre alle altre questioni).
3) Già nel lontano 2008, all’epoca della proposta Aprea, il primo sondaggio serio commissionato dalla Gilda degli insegnanti ha portato al risultato che la maggioranza dei docenti (ben l’86%) si è dimostrata favorevole all’introduzione di una progressione di carriera e di un sistema di valutazione per i docenti.
4) Sempre l’esito della consultazione Buona Scuola (inascoltato dallo stesso committente Renzi) ha evidenziato che il bravo docente, quello “meritevole”, si distingue: a) per la qualità del lavoro in classe; b) per la capacità di collaborare con i colleghi; c) per la capacità di migliorare la qualità della scuola.
5) Insomma tutto il contrario di quello che sta scritto nel DDL, col preside dai poteri super rafforzati, sindaco o sceriffo che sia, i crediti accumulati per meriti non inerenti al lavoro in classe, il bonus distribuito dallo stesso super dirigente, e senza nessuna stabile progressione di carriera. Ovvero un meccanismo avvilente e improponibile per un professionista serio, preparato, appassionato del suo lavoro.
Conclusione: chi nega o ignora i dati emersi dalla stessa consultazione, o vuole tirare dritto per la strada decisa priori (e quindi ha preso in giro i partecipanti smenandola per mesi con la balla dell’ascolto), o comunque ha altri fini.