Il Fatto quotidiano riporta la protesta dei quatto istituti superiori dove è stato ridotto, in via sperimentale, il corso di studio da 5 a 4 anni. Le scuole infatti, dopo la sentenza del Tar che ha bocciato la sperimentazione, si trovano davanti a un bivio: andare avanti, confidando nel ricorso, oppure fare retromarcia? “Noi vorremmo proseguire – spiega Nadia Catanneo, preside dell’Ite “Enrico Tosi” di Busto Arsizio, uno degli istituti coinvolti – ma l’ultima parola spetta al Ministero”.
Ministero che ancora non si è espresso in maniera definitiva, anche se il liceo di quattro anni resta tra gli obiettivi del Governo, considerato che è inserito nel questionario della grande consultazione online lanciata dal governo. Con la sentenza del Tar, che boccia pesantemente la sperimentazione, rimane un problema gravoso per queste scuole dove fra l’altro gli studenti si sono già iscritti, sulla base proprio di tale offerta formativa, e dove i professori hanno già preparato programmi e lezioni.
Per questo pensiamo che vita dura ha una Nazione dove molta parte delle sue leggi sono frutto, non del volere popolare, rappresentato dal Parlamento, ma dalla giustizia civile. E diciamo questo al di là di questo caso specifico (siamo contrari ad accorciamenti condizionati dai soldi), ma alla luce di tutto quello che ha percorso, per esempio, la scuola.
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