La Corte di Cassazione lo ha ribadito ancora una volta: le scuole religiose sono soggette al pagamento di Ici e Imu se l’attività in essere è commerciale, ovvero non gratuita.
Quindi niente sconti agli istituti religiosi, che nel caso volessero utilizzare i propri locali per attività scolastica devono prestarla gratuitamente o comunque dietro un pagamento simbolico.
Su Il Sole24ore, infatti, viene ripresa la questione che prende spunto dalla vicenda di Cagliari, dove il Comune ha chiesto il pagamento delle imposte ad un istituto religioso adibito a scuola paritaria.
La norma di riferimento, ricorda la Cassazione, è il Dlgs n. 504/92, anche alla luce della decisione della Commissione Ue del 2012, che ribadisce le condizioni necessarie per l’esenzione dell’ICI per questi istituti.
Per qualificare come non commerciale l’attività didattica, ricorda il giudice, non bastano “il rispetto delle condizioni quali il soddisfacimento degli standard d’insegnamento, l’accoglienza degli alunni portatori di handicap, l’applicazione della contrattazione collettiva e la garanzia della non discriminazione dell’accettazione degli alunni”, ma appunto, come ricordato già in precedenza, occorre che le prestazioni siano gratuite ovvero con corrispettivo simbolico teso a coprire solo una parte minima dei costi totali.
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La vicenda da cui prende spunto la sentenza riguardava il pagamento dell’ICI, ma il discorso rimane intatto per la nuova imposta comunale, ovvero l’IMU, che anche se in questo caso, per gli utilizzi misti degli immobili è possibile scorporare la quota esente (istituzionale) da quella imponibile (commerciale), diversamente dall’ICI, i requisiti per individuare le due quote sono identici, grazie proprio alla decisione della Commissione Ue del 2012.
Pertanto, si legge ancora su Il Sole 24ore, le istruzioni per compilare il modello di dichiarazione si rifanno ai criteri forniti dal Miur per quanto riguarda il costo medio per studente.
Tuttavia, la Cassazione vorrebbe che si esaminassero caso per caso le varie situazioni, per stabilire se realmente le rette applicate siano o meno in linea rispetto ai costi sostenuti.
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