Con il sì quasi unanime della Camera diventa definitivamente legge dello Stato la riforma degli istituti tecnici, che permette agli Its di fare parte integrante del sistema terziario di Istruzione tecnologica superiore e incrementa significativamente l’offerta formativa dei percorsi formativi sul territorio nazionale passando dagli attuali 2 mila a ben 20 mila studenti specializzati ogni anno: dopo il convinto disco verde di Palazzo Madama a maggio, il 12 luglio i voti a favore dell’Aula sono stati 387, con soli sei astenuti e neanche un deputato contrario.
Provo “vivissima soddisfazione” perchè ora “cominciamo insieme una nuova fase per dare al Paese una formazione migliore”, ha detto prima del voto il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi.
Indubbiamente, si tratta di un risultato importante, perché negli ultimi anni, gli Its si sono infatti rivelati particolarmente preziosi in chiave occupazionale: secondo i dati del monitoraggio nazionale 2022, su 5.280 diplomati, durante il 2021 grazie agli Its l’80% (4.218) ha trovato un’occupazione, nonostante le restrizioni e le difficoltà causate dal Covid.
Dopo avere detto che è stato fatto “un passo avanti per il sistema di istruzione e per il nostro sviluppo industriale”, Bianchi – che ha centrato uno degli obiettivi espressi sin dal primo giorno della sua nomina a Viale Trastevere – ha ringraziato per “i tanti interventi che hanno messo in evidenza il grande lavoro fatto insieme per dare ai nostri ragazzi e a tutto il Paese un sistema di formazione terziario superiore che però verrà completato con le altre riforma del Pnrr, in particolare con la riforma della scuola tecnica professionale”.
“Comincia una nuova fase e ancora una volta sarà insieme per i 17 decreti che dovranno ora essere vagliati”, ha concluso il ministro.
A undici anni dal loro avvio, con la nuova legge il sistema gli istituti tecnici superiori cambia faccia e diventa “ITS Academy“, anche per realizzare le finalità del Pnrr: la riforma prevede un investimento per lo sviluppo degli ITS, con uno stanziamento di 1.500 milioni di euro dal 2022 al 2026 per aumentare il numero degli iscritti ai percorsi ITS e di potenziarne le strutture.
Le principali novità sono l’introduzione di un sistema di accreditamento iniziale e periodico degli ITS, quale condizione per l’accesso al finanziamento pubblico, la revisione delle aree tecnologiche nelle quali operano gli ITS, la ridefinizione della governance degli istituti, la definizione dei requisiti dei docenti, il rafforzamento della spendibilità del titolo di studio, un percorso di orientamento strutturato e capillare e l’istituzione di un organismo preposto al coordinamento nazionale delle azioni per lo sviluppo del sistema di istruzione e formazione tecnica superiore, il tutto con l’intesa delle regioni.
Tra i compiti dell’ITS Academy vi sarà quello di potenziare e ampliare la formazione professionalizzante dei tecnici superiori con elevate competenze. Ciascun ITS Academy deve caratterizzarsi per il riferimento a una specifica area tecnologica.
Quanto alla struttura dei percorsi formativi delle ITS Academy, essa sarà articolata su due livelli. E le ITS Academy si rapporteranno anche con le università.
Il sistema terziario di Istruzione tecnologica superiore è finanziato con un apposito Fondo presso il ministero dell’Istruzione la cui dotazione è di 48.355.436 euro annui a decorrere dal 2022.
Il Fondo dovrà servire a finanziare prioritariamente la realizzazione delle ITS Academy e gli interventi per dotarle di nuove sedi, di laboratori e di infrastrutture, comprese quelle per la formazione a distanza.
Possono iscriversi a questi percorsi giovani e adulti in possesso di un diploma di scuola secondaria di secondo grado o di un diploma quadriennale di istruzione e formazione professionale, unitamente a un certificato di specializzazione dei corsi di istruzione e formazione tecnica superiore di almeno 800 ore.
Ogni ITS Academy farà riferimento a una delle specifiche aree tecnologiche che saranno definite per decreto. L’offerta didattica sarà finalizzata alla formazione di elevate competenze nei settori strategici per lo sviluppo del Paese, coerentemente con l’offerta lavorativa dei rispettivi territori. Sicurezza digitale, transizione ecologica, infrastrutture per la mobilità sostenibile sono alcuni degli ambiti che si vogliono potenziare. I percorsi formativi saranno suddivisi in due livelli, a seconda del quadro europeo delle qualifiche (European Qualification Framework – EQF): quelli di quinto livello EQF, di durata biennale, e quelli di sesto livello EQF, di durata triennale. Si articoleranno in semestri comprendenti ore di attività teorica, pratica e di laboratorio.
L’attività formativa sarà svolta per almeno il 50-60% del monte orario complessivo da docenti provenienti dal mondo del lavoro.
Gli stage aziendali e i tirocini formativi, obbligatori almeno per il 35% del monte orario, potranno essere svolti anche all’estero e saranno adeguatamente sostenuti da borse di studio.
Per dare vita a un nuovo ITS in una provincia saranno necessari: almeno una scuola secondaria di secondo grado della stessa provincia, con un’offerta formativa attinente; una struttura formativa accreditata dalla Regione, situata anche in una provincia diversa da quella sede della fondazione; una o più imprese legate all’uso delle tecnologie di cui si occuperà l’Its Academy; un ateneo o un’istituzione dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica (Afam) o un istituto di ricovero e cura a carattere scientifico o un Ente di ricerca.
Le istituzioni AFAM vengono equiparate alle università e non sarà più obbligatoria la presenza degli Enti locali. I requisiti e gli standard minimi per l’accreditamento delle nuove realtà saranno definiti con decreto del Ministro.
La riforma definisce anche misure per fare conoscere queste realtà formative ai giovani e alle famiglie e per promuovere scambi di buone pratiche tra ITS Academy. Sono previste campagne informative, attività di orientamento a partire dalla scuola secondaria di primo grado, anche con l’obiettivo di favorire l’equilibrio di genere nelle iscrizioni a questi percorsi. Vengono, inoltre, costituite “reti di coordinamento di settore e territoriali”, per condividere laboratori e favorire gemellaggi tra fondazioni di Regioni diverse.
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