Sul fronte del lavoro, esistono due opzioni: la prima consiste in uno sconto o credito d’imposta generalizzato sui nuovi occupati, che avrebbe un costo stimato in 2,5 miliardi di euro, per permettere alle aziende una sforbiciata del 10% sull’Irap;
la seconda opzione è di maggiore impatto: una detassazione totale ai fini Irap e Irpef per i nuovi assunti sotto i 30 anni: il loro stipendio netto resterebbe il solo costo aziendale, insieme ai contributi previdenziali.
Sul fronte delle entrate invece si riparte dalla base fornita dalla spending review, le cui entrate sono sempre tutte da quantificare e sub judice, e il primo nordo però dalla lotta all’evasione, che poggerà soprattutto su una gigantesca battaglia per far emergere il lavoro sommerso.
Anche qui i dossier sono diversi e mirano ad aggredire i due corni più sensibili, quello dei doppi lavori di molti dipendenti che a vari livelli occupano le amministrazioni dello Stato e quello degli autonomi e degli artigiani restii a rilasciare fatture e ricevute.
Sempre in primo piano poi la strada dell’accordo con la Svizzera per il rientro dei capitali, che potrebbe portare dai 5 ai 7 miliardi di euro, una tantum, nelle casse dello Stato.
Ma si proverebbe a riaprire la trattativa con Bruxelles per non conteggiare nel rapporto deficit-Pil i 4-5 miliardi di spese per investimenti destinati a infrastrutture. Una posta che Renzi indirizzerà al piano che più gli sta a cuore, la riqualificazione dell’edilizia scolastica, di cui ha più volte parlato.
Sarebbe tuttavia l’occupazione giovanile al primo posto con l’obiettivo di portare al 25% la disoccupazione giovanile che ha raggiunto il 40%, mentre si vorrebbe dotare la nazione tutta e non solo i grandi centri urbani, di una vera banda larga, visto che ad oggi sotto la voce «digitale» si crea una ricchezza equivalente al 2,6% del Pil, come le proiezioni fino al 2017 mostrano, e che si potrebbe far lievitare fino al 3,5%, che tradotto significherebbe 50 miliardi di euro.
Questa strategia sarebbe stata capita anche dalla minoranza del Pd che presenterà a Renzi un documento articolato messo a punto da Epifani, Fassina e Damiano su lavoro, crescita, occupazione, scuola. Per dare un contributo a quella mitragliata di provvedimenti che vedrà la luce prima di quanto si possa pensare. E che ben si sposerà appunto anche con le richieste contenute nel documento predisposto dalla sinistra interna, volto a marcare un cambio di passo nelle politiche per far ripartire il paese.
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