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Gli opposti estremi e l’otto in condotta

Il consiglio di classe di una seconda liceo di Bergamo, composta da 25 femmine e 2 maschietti, di fronte al fatto che i loro alunni fossero del tutto “inattivi”, nel senso che non partecipavano al dialogo, ha deciso all’unanimità di mettere otto in condotta a tutti. In un momento in cui i voti, e quello in comportamento è fra questi, fanno media e a scuola la scala del giudizio va da 1 a 10, questo inspiegabile voto ha fatto saltare la mosca al naso dei genitori che hanno chiesto spiegazione ai docenti: non solo sono buoni, ma li punite pure? E se fossero bulletti?
Osservazione lineare ai cui però i professori bergamaschi hanno risposto: è una provocazione per distoglierli dall’apatia, uno stimolo punitivo per farli reagire e interagire sia fra di loro e sia con i mille stimoli che vengono dalla cattedra.
E infatti sembra proprio, a giudicare dal comportamento registrato subito dopo il primo quadrimestre, che in quella classe di liceali stia spirando un nuovo vento che fa ben sperare. Tuttavia, vogliamo aggiungere che provvedimenti similari in molte altre scuole vengono presi, ma con la differenza che i genitori non avvertono i giornalisti, considerandoli del tutto legittimi, perché si rendono conto che senza un minimo di partecipazione, di dialogo, di vivacità l’insegnamento diventa monologo, predicozzo lanciato a possibili ascoltatori di cui fra l’altro non si riesca a valutarne l’interesse.
Si dirà che l’interrogazione  successiva potrà svelare l’arcano. Certamente, ma il successo del lavoro del docente è visibile soprattutto quando in classe più che parlare lui, è la scolaresca a esprimersi su semplici e azzeccati input; è la classe che pone domande e cerca spiegazioni.
Il docente guida, suggerisce, provoca e da lì parte l’apprendimento che deve scavare nelle intelligenze e nella memoria. In effetti si potrebbe anche dire che quanto vale un classetta di facinorosi, dove è difficile spiegare, altrettanto una nella quale non si riesca a capire se le parole del professore fanno breccia.
Ci si affatica meno nella seconda, è vero, ma si esce sempre con il serio dubbio se si è fatto fino in fondo il proprio dovere e se la lezione è stata proficua.
E molti sono i docenti, in condizioni similari, ad avvertire senso di  frustrazione e quasi di impotenza quando alla richiesta se tutti abbiano inteso i contenuti della spiegazione nessuno dei ragazzi della classe alza la mano, né in negativo né in positivo. E pur insistendo e blandendo, forzando e minacciando non si ottengono risposte, allora un otto in condotta non si nega a nessuno. Il docente infatti non appare al di là di uno schermo televisivo, come da qualche parte si incomincia a sibilare, ma sta in classe con tutto il suo carico di passione e umanità e pure di bisogno di gratifiche.

Pasquale Almirante

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