Gli scienziati del clima scrivono una lettera aperta agli studenti che “scioperano” contro il riscaldamento globale; e danno loro ragione. La notizia è del 27 marzo scorso, ed è una notizia importante. Tuttavia sulla stampa italiana se ne trovano pochissime tracce: solo La Stampa ne ha dato conto con un certo risalto. Sul web ne parlano l’IRPI (Istituto Protezione per la Ricerca Idrogeologica del Consiglio Nazionale delle Ricerche), Icona News, Tpi News, Italia che cambia, Rinnovabili, Lifegate e altri siti con spiccati interessi ambientalisti.
La lettera è firmata dal Comitato “La Scienza al voto”, coordinato dal climatologo e fisico Antonello Pasini del CNR e composto da personalità importanti del mondo della Scienza: tra cui Carlo Barbante (chimico e climatologo del CNR e dell’Università Ca’ Foscari di Venezia), Cinzia Perrino (biologa ed esperta di qualità dell’aria del CNR), Carlo Cacciamani (fisico e meteorologo della Protezione Civile), Federico Spanna (agrometeorologo della Regione Piemonte e dell’AIAM), Fausto Guzzetti (geologo del CNR).
«Cari studenti che state scioperando per il clima», è scritto sul documento, «noi scienziati e studiosi dei cambiamenti climatici e dell’ambiente vi offriamo tutto il nostro sostegno. Ci unisce il desiderio di studiare la realtà, e una delle realtà che oggi purtroppo emerge è la difficoltà per gli esseri umani a rimettersi in discussione: così si spiegano gli attacchi contro di voi e le accuse ingiuste, come quella di avere sporcato una piazza che avete lasciato pulitissima o di essere pupazzi nelle mani di adulti che vi userebbero – sono accuse che servono, a chi le inventa, ad evitare di prendere coscienza della crisi climatica in cui ci troviamo. E’ un riflesso fin troppo umano, a nessuno fa piacere sapere che il nostro pianeta rischia di diventare inospitale, con un drammatico calo delle risorse a nostra disposizione. Ma non è moralmente accettabile che si neghi pubblicamente il dato scientifico, come ci è capitato di leggere in questi giorni.»
E inaccettabile è l’indifferenza, spesso saccente e condita di ironia, con cui quasi tutti gli adulti vedono il fenomeno dei Fridays for future, la lotta di Greta Thunberg e la manifestazione mondiale del 15 marzo 2019. Troppe le contumelie lanciate contro di loro da vari personaggi e giornali politicamente ben identificabili, di cui abbiamo già parlato. Troppi gli adulti che vedono il cambiamento climatico con la stessa indolente apatia con cui guardano alle stragi in Medio Oriente o alla resistenza dei Curdi o agli affogati nel canale di Sicilia.
Diciamoci la verità: la stragrande maggioranza di noi mette tutto ciò in secondo piano rispetto al mutuo, al lavoro, alla spesa; quasi nessuno riflette sul fatto che molto presto, causa del global warming, il problema principale potrebbe essere far uscire l’acqua potabile dal rubinetto e trovare la frutta al mercato. Semplicemente non ci pensiamo. Ci illudiamo di scansare il pericolo non guardandolo. Troppi Italiani pensano che il più grave pericolo siano gli immigrati, senza capire che presto, causa della catastrofe climatica imminente, quelli in fuga da desertificazione e disastri si conteranno a centinaia di milioni. Troppo pochi comprendono che bisogna obbligare i politici a mettere in agenda la questione ambientale, perché essa condizionerà presto tutte le altre.
Ed è appunto questo il concetto che la lettera degli scienziati esprime chiaramente e in modo perentorio: essi chiedono ai giovani «di tentare assieme di persuadere la classe politica, di andare insieme ad incontrarla. Prima delle elezioni del 2018 ci siamo uniti in un comitato, “La Scienza al Voto”, per convincere tutte le forze politiche a fare del contesto ambientale in pericolo il centro di ogni altra politica – e abbiamo proposto un accordo di legislatura trasversale, (…), qualunque sia l’appartenenza a partiti o movimenti.»
I firmatari sanno che i politici, «stimolati da un’opinione pubblica consapevole della crisi climatica e delle sue soluzioni» e «sostenuti da coloro che formano le coscienze e il pensiero collettivo, gli insegnanti e i giornalisti», «potranno a loro volta stimolare i cittadini a raggiungere questa consapevolezza». Aggiungono che a giornalisti e insegnanti «spetta uno speciale dovere di raggiungere una consapevolezza in materia di manomissione del clima e di possibili soluzioni alla crisi».
Già il 13 marzo scorso (due giorni prima della manifestazione globale) Il Manifesto pubblicò un articolo sul maxi-appello di sostegno agli «attivisti dell’ambiente» firmato da ben 12.000 scienziati, docenti ed economisti mitteleuropei riuniti nel cartello degli “Scienziati per il futuro”.
Ebbene, mentre scriviamo l’Italia è spazzata dall’ennesima “allerta meteo” dovuta ad un ciclone tropicale anomalo. Basterà a svegliare gli Italiani dal torpore, facendo loro comprendere che il disastro climatico è il loro problema più importante?
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