TikTok, Facebook, YouTube fanno male ai bambini, tant’è che alcuni stati americani come Utah, Florida, Arkansas, Louisiana, Ohio e Texas li hanno vietati, mentre lo stato di New York lo scorso febbraio, riporta l’Ansa, ha intentato causa per i danni alla salute mentale di bambini e ragazzi contro le piattaforme di Meta, Snap, ByteDance e Google, progettate, sviluppate, prodotte, gestite, promosse, distribuite e commercializzate per attrarre, catturare e creare dipendenza nei giovani
Dagli Usa, che in qualche modo ha sempre anticipato i movimenti di opinione, la questione è passata altrove nel mondo dove, ultima l’Albania, ha bandito i social insieme con la Francia, seguita da India, Canada, parti dell’Australia.
In altri termini sembra proprio che dalle raccomandazioni e dai dibattiti tra genitori si stia passando a vere e proprie messe al bando.
Aiuterebbe in questa drastica scelta un documentario inglese, Swiped The school that banned the smartphones, nel quale si vede, in modalità da reality show, come in una scuola secondaria dell’Essex, tolto lo smartphone a un gruppo gli scolari undicenni per tre settimane, sono apparsi più rilassati e meno stressati.
Alcuni studenti, nel documentario, che passavano cinque, sei, persino nove ore al giorno al telefono, che facevano “amicizia” con perfetti sconosciuti, ricevevano lettere di odio, soffrivano di attacchi di panico, passavano dalla normalità all’autolesionismo, incapaci di stabilire un contatto visivo con gli adulti, non chiacchieravano più, che trascorrevano ore da soli magari restando svegli fino a notte fonda avrebbero mutato atteggiamento.
I sondaggi affermano che un quarto degli undicenni britannici ha guardato pornografia online, mentre un bambino è morto in circostanze tragiche strettamente collegate al suo utilizzo dei social media
Approfondendo l’indagine un team di monitoraggio della York University ha scansionato il cervello dei bambini e ha notato che molti soffrivano di deterioramento della materia grigia, nonostante fossero bambini eloquenti, intelligenti e normali. Nel film li vediamo gettare i loro telefoni in una scatola di vetro e osserviamo i loro sintomi iniziali di astinenza da dipendenza.
Da che erano acutamente annoiati, silenziosi durante i pasti e avevano un sonno disturbato, il gruppo di ragazzi a cui nella ricerca è stato tolto il telefono, nel corso delle settimane, i test e le interviste hanno dimostrato un netto calo del 17% nei sintomi di ansia e depressione. I bambini hanno avuto una media di un’ora di sonno in più e un miglioramento del 3% nella memoria. Gli attacchi di panico di una bambina sono cessati.
Secondo i ricercatori Facebook, WhatsApp e ora TikTok hanno staccato i giovani americani dal loro contesto sociale e li hanno depositati in un mondo alieno e potenzialmente pericoloso.
Come contrastare questo fenomeno?
Multare i provider di social media è come schiacciare le mosche. Si discute se bandire i telefoni dalle scuole, oppure imporre un’etichetta sui telefoni per avvertire gli utenti dei loro potenziali effetti sulla salute proprio come accade sui pacchetti di sigarette.
In ogni caso, anche secondo il documentario, lo smartphone ha il tipo di presa sulle menti di bambini di nove o 10 anni che l’alcol e le droghe possono avere sugli adulti.
Per questo gruppi di genitori e altre associazioni si stanno formando in tutta Europa per fornire agli adulti le informazioni necessarie per conversare consapevolmente di sicurezza online con i propri bambini.
Accanto a questo movimento ne sta salendo un altro più radicale secondo il quale gli smartphone prima o poi dovranno essere universalmente vietati ai giovani sotto i 16 anni, con la stessa ferocia con cui sono vietate sigarette, droghe e coltelli.
Un divieto duro benchè non bisogna lottare contro la tecnologia ma farsela amica, averne un uso consapevole, educare all’uso, però bisogna riflettere sul serio su quello che accade davanti ai nostri occhi: questa tecnologia così a lungo elogiata sta ora dissolvendo i legami che dovrebbero essere al centro delle relazioni familiari e amicali di un bambino, e questo vale anche per gli adulti.
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