Gli Stati Generali delle Scuole del Mezzogiorno sono stati organizzati per la prima volta, in Campania, in un luogo simbolico, rappresentativo del mancato processo di sviluppo e di integrazione culturale e civile. Una full immersion in tema di scuola, condotta attraverso l’analisi critica dei passi normativi già compiuti dal Governo e degli scenari poco rassicuranti che si prospettano per l’istruzione pubblica, in particolare nel meridione, congiunto all’elaborazione di proposte-risposte, finalizzate a tutelare la qualità del servizio erogato e ad interloquire con i ministeri.
“L’azione del Governo dispiegatasi sin dal suo insediamento in materia di istruzione ha determinato una generale situazione di depauperamento di tutto il sistema, sia per quanto attiene alle risorse umane ed infrastrutturali, sia per quanto riguarda la qualità dell’offerta”. Questo l’incipit del documento attraverso il quale le Regioni Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia chiariscono le ragioni per le quali hanno deciso di indire gli Stati Generali delle Scuole del Mezzogiorno. Intento concordato è stato la riflessione condivisa sulle conseguenze nel Sud Italia delle recenti determinazioni del Governo, una riflessione dalla quale far scaturire l’attivazione di una strategia comune per tutelare il sistema educativo-formativo di un’area geografica che, già svantaggiata, viene ulteriormente penalizzata dalla riforma in atto.
Massiccia l’adesione, nonostante la non adeguata cura con la quale è stata data pubblicità all’evento (la stessa Tecnica della Scuola non ha ricevuto invito alla partecipazione), e fortemente soddisfacenti i risultati raggiunti: 1650 i partecipanti (dirigenti scolastici, docenti, rappresentanti di associazioni ecc.), 45 i relatori, che sono stati impegnati in 13 ore di intervento in sessione plenaria; 18 ore sono state destinate al confronto di gruppo attraverso la predisposizione di 5 Stanze di lavoro, finalizzate alla formulazione di proposte e alle quali hanno preso parte ben 350 persone: Qualità dell’edilizia scolastica per l’edificio educante; Successo formativo, azione docente nei contesti locali, contrasto alla dispersione scolastica; La Costituzione, il Federalismo, l’Istruzione: quali scenari per il Mezzogiorno; Scuola e cittadinanza. Qualità dei legami sociali e degli strumenti culturali come fondamenti di legalità; La scuola dell’inclusione e la qualità della partecipazione.
Un grande evento, che ha visto unite in una risposta solidale le Regioni del sud, che hanno detto no a un piano di dimensionamento che danneggi l’offerta formativa sul territorio, no alle classi-ponte, che negano il principio dell’inclusione degli alunni di diversa etnia, no ai tagli di risorse in contesti già segnati da alti tassi di insuccessi e di evasione scolastica, no ai provvedimenti normativi che riducono il valore formativo e sociale della scuola pubblica.
Una tre giorni nel corso della quale sono state formulate proposte finalizzate a convergere in un documento propositivo, un Manifesto finale delle Regioni del Sud, condiviso con tutti i soggetti coinvolti, da sottoporre all’attenzione del Governo, e che sarà reso pubblico sul sito www.scuoledelmezzogiorno.com.
Un grave lutto ha, però, segnato l’evento: la morte della cantante sudafricana Miriam Makeba, simbolo della lotta all’apartheid, avvenuta subito dopo il concerto, tenutosi domenica sera a Baia Verde, come momento conclusivo degli Stati Generali delle Scuole del Mezzogiorno. Un concerto organizzato a sostegno di Roberto Saviano, il coraggioso autore di Gomorra, il libro-denuncia contro la camorra, per il quale lo scrittore è costretto a vivere sotto scorta.