La spesa per ciascun dipendente pubblico italiano è mediamente di circa 48mila euro, contro i 49mila della Germania e i 46mila dell’Inghilterra, e quindi, secondo le statistiche, gli stipendi dei lavoratori del pubblico impiego in Italia sono in linea con i salari dei lavoratori pubblici europei.
Non è detto nelle statistiche quando prende un dirigente-funzionario dei ministeri al mese né quanto è il salario di bidello, ma ciò che conta è la media.
In pratica in Italia si spendono complessivamente per il monte stipendi dei suoi dipendenti pubblici 161,4 miliardi di euro, il 10,4% del Pil nazionale (dati 2015), contro i 228,6 della Germania (8,2% del Pil) e i 240,1 del Regno Unito (10%). È quanto rileva l’indagine svolta da Fpa, e presentata al convegno di apertura del Forum Pa 2017 a Roma.
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Solo il 40% dei lavoratori pubblici ha una laurea e appena una mansione su due di quelle che richiedono un titolo universitario è svolta da laureati. Inoltre il 41,1% ha un diploma di scuola media superiore, mentre il restante 18,3% si è fermato alla licenza media (dati del conto annuale 2015 della Ragioneria di Stato).
Una carenza formativa che per il 33% delle posizioni professionali del pubblico impiego si traduce in un disallineamento fra domanda e offerta di competenze: nel 19% dei casi il personale non è adeguatamente qualificato per la mansione che svolge, mentre nel 14% il titolo di studio del dipendente è superiore a quello richiesto dalla posizione ricoperta. La situazione più critica è senz’altro rappresentata dal gruppo degli occupati che svolgono lavori per i quali è richiesta la laurea: solo la metà (51%) ha effettivamente la laurea, mentre l’altra metà (49%) è costituita da persone con titolo di studio inferiore.
A fronte di quest’insufficienza di competenze, il ricorso all’aggiornamento professionale appare piuttosto ridotto. Le giornate di formazione erogate nel 2015, infatti, sono state in tutto 2.558.758, meno di una giornata per ciascun dipendente (0,8), con importanti differenze da settore e settore: si passa dalle quasi cinque giornate di cui hanno beneficiato gli impiegati nel settore penitenziario alla quasi inesistente formazione per gli istituti artistico museali e la magistratura (0,1).