Secondo una indagine dell’Istat sull’integrazione degli studenti stranieri nel 2015, i giovani con cittadinanza straniera dimostrano maggior interesse verso la scuola (5,8 punti contro i 5 degli italiani) e si fidano di più dei professori (6,6 punti rispetto a 6,3).
Al contrario, le famiglie immigrate sono meno attente alle vicende scolastiche dei figli e meno assidue nell’aiutarli (7,9 rispetto agli 8,3 punti dei papà e mamme italiani).
Gli alunni stranieri passano più tempo a scuola oltre l’orario di lezione, spesso impegnati in attività di alfabetizzazione o di recupero organizzate dagli istituti. Progetti che coinvolgono anche i ragazzi italiani ma, in entrambi i casi, talvolta non bastano a evitare la bocciatura.
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Inquietante invece il dato secondo cui il 13,8 per cento degli alunni stranieri nati in Italia ha dovuto ripetere uno o più anni, mentre per gli italiani la percentuale sale al 13,9%. Arriva, invece, al 27,9% tra gli studenti non italiani nati all’estero.
Numeri che fanno capire come siano principalmente le differenze linguistiche a rappresentare la difficoltà maggiore.
In media, gli immigrati ottengono 0,42 punti in meno nelle verifiche di matematica, 0,46 punti in meno in quelle di italiano. La stragrande maggioranza di loro, tuttavia, ha fatto amicizia con i coetanei che ha conosciuto, tanto che l’87,5% frequenta compagni italiani al di fuori della scuola. E il 39,2% dei ragazzi stranieri dice di sentirsi italiano.
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