Interverrà, come relatore, Roberto Casati, direttore di Ricerca al Cnrs (Ecole Normale di Parigi), che riferirà i risultati di studi scientifici sulla didattica digitale, sui suoi risultati e sui suoi possibili effetti negativi.
I genitori intanto denunciano, riporta Il Redattore sociale, che “da anni i governi riducono fortemente le risorse per la scuola pubblica. Hanno tagliato oltre 8 miliardi di euro in tre anni. In questo e nello scorso anno scolastico, il taglio di insegnanti elementari ha decretato la scomparsa del tempo pieno. Eppure il Miur ha stanziato, solo nel 2013, nell’ambito del Piano nazionale scuola digitale (Pnsd), decine di milioni di euro per fornire le scuole di lavagne elettroniche e per ‘digitalizzare’ la didattica, modificando l’ambiente di apprendimento attraverso la dotazione individuale di tablet e computer ad un certo numero di alunni”.
Se alcuni docenti e genitori sono favorevoli, molti altri osservano con prudenza e osservano: “Partendo da una presunta mutazione antropologica, secondo cui i giovani avrebbero sviluppato il digitale come nuova e vera lingua madre, si vuol modificare radicalmente la didattica, realizzandola attraverso i media digitali: per questo si stanno fornendo in alcune classi tablet/pc ad ogni alunno. Non quindi l’utilizzo episodico ma ‘costante e diffuso’ dei dispositivi digitali”.
Alla luce di questa possibilità, occorre “valutare quale sia l’impatto dell’uso intensivo delle tecnologie digitali nello specifico campo dell’apprendimento e della formazione dei soggetti in crescita, bambini ed adolescenti”.
L’obiettivo dell’incontro infatti prenderà le mosse da numerosi “studi condotti da oltre 15 anni negli Usa, in paesi europei, in Nuova Zelanda, i quali – spiegano i genitori – hanno verificato che l’utilizzo precoce dei media digitali nei bambini ha conseguenze negative su diverse abilità cognitive quali attenzione, memoria, sviluppo del linguaggio e dell’intelligenza, che influiscono sui processi emotivi, sull’autocontrollo, sulla socializzazione reale, fino a condizionare le posizioni etico-morali e la stessa identità personale”.
Alcuni esempi concreti: “In Corea del Sud, il paese con la maggior diffusione di media digitali nelle scuole, un’indagine ministeriale ha evidenziato che già nel 2010 il 12% degli studenti avevano dipendenza da Internet: perciò proprio in questo paese è stata coniata la definizione di ‘demenza digitale’. Persino l’indagine PISA/OCSE indica che l’uso di Internet a scuola determina risultati scolastici peggiori e ugualmente l’uso di tablet ed e-book. Addirittura, a Los Angeles, dopo aver speso un miliardo di dollari per informatizzare le scuole, hanno fatto marcia indietro perché si sono accorti che tablet e internet sono ‘armi di distrazione di massa’. Ma allora – si chiedono infine i promotori dell’incontro – perché alcuni governi non tengono conto delle esperienze passate e di tutte queste risultanze scientifiche ed invece cantano le lodi dell’apprendimento digitale, introducendolo massicciamente nelle aule?”.
Alla luce dei dati e delle riflessioni portate avanti e condivise in questi mesi, i genitori della scuola chiedono quindi una “moratoria temporanea dell’affidamento di gadget digitali e schermi ai bambini, affinché si possa realizzare un’analisi approfondita degli studi internazionali già esistenti e si avviino studi indipendenti, seri ed interdisciplinari”.
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