Ci sono giovani studenti che in queste lunghe settimane di quarantena, a causa dell’epidemia da Covid-19, hanno deciso di utilizzare la didattica a distanza non solo per apprendere nuovi contenuti disciplinari ma soprattutto per rielaborare da casa un inedito e straordinario modo di “fare scuola”.
Se questo compito di “fare scuola”, “non a scuola”, significa lavorare come luogo dove si “costruisce e rielabora il senso della realtà” gli studenti con questo cortometraggio sembrano esserci riusciti.
Gli studenti dell’indirizzo Enogastronomia dell’Istituto Superiore “Majorana” di Avola, con questo lavoro multimediale, hanno voluto raccontare le loro paure e ansie, il loro isolamento, ma soprattutto le loro speranze; il coraggio e la solidarietà dei medici, infermiere, volontari, forze dell’ordine, sacerdoti e rappresentanti dello Stato che nonostante la Pandemia hanno reagito, lottato e sacrificato la loro stessa vita. “Con questa brutta esperienza che ha segnato profondamente tutti noi, e in particolare i più giovani – riferisce il prof. Giuseppe Cataudella – la scuola non dovrà mai più smettere di interrogarsi sul senso della vita stessa; una scuola che è chiamata oggi più che mai a esercitare nella formazione di ogni singolo studente un processo di “umanizzazione della vita”. Un nuovissimo modo di fare scuola che vuole restituire a ogni singolo studente, nessuno escluso, valore e senso, soprattutto nei momenti più drammatici della nostra vita”.
“L’idea del corto nasce da una riflessione sul come continuare a fare scuola in un periodo di sfida per l’intera umanità, – sottolinea il dirigente scolastico, prof. Fabio Navanteri – una scuola che nonostante le distanze continua ad essere presente nella vita degli studenti e delle loro famiglie. Oggi la didattica a distanza, guidata da insegnanti che nonostante le difficoltà si sono messi da subito in gioco, è chiamata a reinventare nuove metodologie e nuove forme di insegnamento; è chiamata più che mai ad aprire nuovi mondi attraverso nuove competenze digitali e, attraverso queste, trasformare gli oggetti del sapere in nuove forme di convivenze e di flessibilità”.