Da quest’anno sarà obbligatorio per mezzo milione di studenti (un milione e mezzo a regime) trovare uno stage da 200 ore negli ultimi tre anni di scuola superiore per i licei e da 400 ore negli istituti tecnici e professionali.
Come e dove gli studenti faranno questi stage non è chiaro né a loro né ai loro professori e presidi, sottolinea Linkiesta che riporta questa notizia.
Ma c’è l’obbligo e dal ministero dell’Istruzione si annuncia che era necessario partire subito, sfruttare il pertugio aperto dalla battaglia culturale della Buona Scuola, dare una spallata e far spuntare mille fiori dal basso.
«Stiamo facendo una follia, una lucida follia», dice il responsabile della segreteria tecnica del Miur, Francesco Luccisano, a un convegno organizzato a Milano al Talent Garden Calabiana dall’associazione Junior Achievement. «Il momento per fare il cambio di paradigma è questo: ora o mai più. Non si parte mai quando si è pronti al 100%, perché altrimenti non si fa mai nulla».
«Alle scuole e al Miur oggi viene chiesto tutto: di proteggere i ragazzi dal bullismo, di proteggerli dai social network o da altri problemi. È però arrivato il momento di dare loro strumenti di attacco: l’obbligo di stage imposto alle scuole significa dire a uno studente che se la realtà non gli piace la può cambiare».
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Per i presidi che non portano avanti i progetti di alternanza scuola-lavoro, invece, la prospettiva è di un voto negativo nel rapporto di autovalutazione che le scuole fanno da quest’anno, con conseguenze anche sui loro stipendi.
In questa logica del dentro-tutti rientrano anche i licei, dove ci sono le perplessità maggiori da parte di studenti e professori, soprattutto per resistenze culturali e dove però gli ostacoli sono reali, perché manca qualsiasi precedente. «Per i licei il coefficiente di difficoltà è superiore – riconosce Luccisano – ma le competenze trasversali possono essere stimolate e si possono fare esperienze per la tutela dei beni comuni, culturali e ambientali».
Come esempio viene portato il caso Pompei: 15 scuole superiori sono state coinvolte, con gli studenti dell’agrario a curare il verde e quelli del liceo che si occuperanno della digitalizzazione degli archivi e dell’accoglienza dei turisti.
La legge di Stabilità appena approvata ha confermato uno stanziamento di 100 milioni all’anno a partire dal 2016. A questi si aggiungono 40 milioni all’anno per attuare un piano triennale di formazione (dedicati solo in parte all’alternanza scuola-lavoro), che dovrebbero arrivare con un decreto del ministro dell’Istruzione all’inizio del 2016. Chiudono il quadro i 380 milioni di euro della “Carta del docente”, destinati a progetti di formazione degli insegnanti.
Come ha mostrato una ricerca realizzata da Ipsos per l’associazione Junior Achievement, i ragazzi che hanno negli anni scorsi partecipato ai progetti di questo tipo aumentano notevolmente le proprie attitudini imprenditoriali (capacità di risolvere problemi e pensare in modo creativo) e soprattutto cambiano il loro modo di vedere le imprese e la figura degli imprenditori. In Italia le dodici edizioni del progetto “Impresa in azione” hanno coinvolto finora 40mila partecipanti tra i 16 e i 19 anni. Quest’anno le richieste da parte delle scuole sono cresciute del 700% e gli studenti coinvolti raddoppieranno, da 6mila a 12mila.