A scuola si va per imparare? Allora si impari anche cosa significa fare il saluto romano. È quello che ha detto la dirigente scolastica del liceo ‘De Amicis’ di Cuneo, città medaglia d’oro per la Resistenza, dove quattro studenti hanno fatto il saluto romano nei giorni in cui si dovevano approfondire gli scempi prodotti dalla Shoah.
La “riabilitazione”
Per i giovani liceali è stato predisposto un percorso educativo, quasi “di ‘riabilitazione’, pensato apposta per questi giovani che con quel gesto credevano di essere divertenti.
A raccontare come sono andate le cose è l’agenzia Ansa.
Era la settimana della Memoria, all’inizio di febbraio, e per l’occasione la scuola aveva allestito nell’Aula Magna una mostra fotografica dedicata ai deportati politici nei campi di sterminio. Sulla locandina una immagine delle Ss, la terribile milizia speciale tedesca destinata ai compiti di polizia durante il regime nazionalsocialista in Germania. L’insegnante è assente. I quattro si scambiano qualche sguardo complice, sorridono e si mettono in posa davanti alla locandina, il braccio destro teso e la mano aperta, mentre uno di loro filma tutto col cellulare.
Il video viene scambiato via chat con gli altri compagni e fa il giro della scuola, sino a quando non viene intercettato dalla preside, la dottoressa Mariella Rulfi.
In visita all’istituto della Resistenza di Cuneo
Alla preside è interessato poco se il gesto fosse frutto di pura goliardia. Oppure di una “bravata”. D’accordo con il Consiglio di Classe, ha convocato gli allievi per comunicargli che sarebbero stato costretti a studiare la Resistenza e la storia dei migranti. Come? Visitando, in prima battuta, l’Istituto della Resistenza della città e la comunità Emmaus di Boves.
Con gli operatori dell’Istituto storico della Resistenza di Cuneo, giovedì 4 aprile hanno discusso della Seconda Guerra Mondiale, delle leggi razziali, dell’olocausto e della campagna di Russia, pagine di storia intrise di sangue e di dolore, ma anche di valori che un gesto sconsiderato ha rischiato di ridicolizzare.
Il resto della “punizione”
Ma non finisce qui. Perché nei prossimi giorni i quattro studenti dovranno anche trascorrere del tempo al centro di accoglienza migranti.
Inoltre, la scuola ha messo per loro in programma anche una gita al Sacrario della Madonna degli Alpini, luogo di culto frequentato ogni anno da migliaia di penne nere.
Così, quella che doveva essere una punizione, si è trasformata in un’occasione di riflessione e di crescita.