Troppi studenti si sentono vessati dai loro docenti: sostenerlo sono Bianca Chiesa, coordinatrice dell’Unione degli Studenti, e Alice Beccari, esecutivo nazionale dell’Uds, commentando il suicidio di uno studente di 17 anni che si è tolto la vita nel luglio 2019 dopo che avrebbe sofferto per le umiliazioni inflittegli da un docente di matematica della sua scuola di Roma. Quel docente, oggi 70enne e in pensione, andrà a processo.
Secondo le due rappresentanti degli studenti “la frontalitá e la performativitá sono gli elementi su cui si fonda questo modello di scuola, che genera ansia e stress tra noi studenti. A questo il ministro dell’Istruzione Valditara sembra però rispondere sostenendo la necessità di dare più “autorevolezza” agli insegnanti e che l’umiliazione è un fattore “fondamentale” per la nostra crescita”.
Le due rappresentati degli studenti si lamentano anche per “il carattere gerarchico e i costanti abusi di potere del sistema scolastico: ci impongono di stare in silenzio, senza dotarci degli strumenti necessari per poter vivere la scuola con serenità”.
Uno studente rivendica “una scuola capace di rendersi uno spazio aperto e non escludente dove ci si possa formare in maniera collettiva, lontano dalle logiche del merito e della competizione. Lo psicologo scolastico è spesso inaccessibile e se lo è non direttamente. Non c’è nessuno spazio di confronto reale e sicuro fra gli studenti e gli insegnanti”.
Per migliorare il benessere psicologico nelle scuole italiane, dal 10 al 12 febbraio l’Uds organizza a Roma una l’assemblea nazionale su Partecipazione e rappresentanza, considerati dagli studenti promotori dell’iniziativa “strumenti essenziali per farci sentire nelle nostre scuole e permettere la creazioni di scuole anche realmente sicure e attente al benessere psicologico degli studenti”.
Intanto, sulla stessa direzione qualcosa si muove anche in Parlamento. Fabio Rampelli (FdI), vicepresidente della Camera, ha ricordato di avere presentato due anni fa una interrogazione, per la quale è stata poi sollecitata una risposta nel 2021, proprio a seguito del caso della morte, quell’anno a Roma, del giovane, con disturbi specifici dell’apprendimento, che frequentava un istituto magistrale della Capitale.
Il deputato romano chiedeva se il ministro dell’Istruzione di allora fosse a conoscenza dei fatti e se e quali iniziative volesse adottare per evitare che simili episodi possano ripetersi.
Secondo Rampelli “è del tutto evidente che il comportamento dell’insegnante in un caso come questo appare ancora più grave considerato il rapporto di natura asimmetrica con l’alunno e la funzione di guida e di orientamento del docente”.
Il parlamentare ha anche detto che “la madre dello studente, per quanto consta all’interrogante, sollecitata anche dal figlio, avrebbe più volte richiamato l’attenzione degli organi direttivi dell’istituto sulla gravità dei fatti in questione, senza che tuttavia ne conseguisse alcuna reale attivazione”.
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