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Gli studenti italiani sotto la media europea per pensiero creativo, ecco i motivi

L’Italia con 31 punti su 60, ha ottenuto una valutazione in pensiero creativo inferiore rispetto alla media Ocse, che è di 33; i nostri studenti sono quindi meno creativi dei coetanei di altri Paesi europei.

Parliamo del dato emerso dall’indagine Ocse Pisa 2022 sul “Creative thinking“, illustrata nel corso di un webinar organizzato da Invalsi.

Lo studio, condotto su 690mila studenti di 15enni di 81 Paesi, non si è limitato a valutare le competenze accademiche tradizionali, ma ha analizzato la capacità degli studenti di generare, valutare e migliorare idee in modo produttivo, mettendo in evidenza la loro propensione a esplorare soluzioni innovative e a risolvere problemi complessi in modo originale.

I risultati per i ragazzi del nostro Paese non sono stati confortanti, con 31 punti stiamo infatti sotto sia la media europea che è di 33 che sotto la media mondiale che è di 37 punti.

A ottenere i risultati migliori in pensiero creativo a livello internazionale sono stati Paesi come Singapore, Corea, Canada e Australia, mentre a livello UE nella top 10 ci sono Estonia, Finlandia e Danimarca, Lettonia, Belgio, Polonia e Portogallo.

I dati del nostro Paese

Tornando ai dati del nostro Paese, il 76% degli studenti ha almeno un livello base di pensiero creativo. I migliori, cioè quelli che hanno raggiunto il livello 5 o 6 delle competenze, corrispondono a circa il 22%. Questi alunni, si legge sull’indagine, “sono in grado di impegnarsi in modo produttivo nella generazione di idee creative, sviluppando idee originali e diverse per una serie di compiti espressivi e di risoluzione di problemi”.

Analizzando in dettaglio i dati del fenomeno italiano, si possono osservare diverse differenze ed eterogeneità.

Ad esempio, esiste un forte divario tra gli studenti del Nord e quelli del Sud,

I risultati per area geografica mostrano, infatti, una differenza di 6 punti tra gli studenti dell’Italia settentrionale (Nord Est 34,2 punti – Nord Ovest 33,5) e quelli del Meridione (28 punti) e delle Isole (29). Gli alunni del Centro si collocano a metà della distribuzione italiana dei risultati, con 31,4 punti.

Altra differenza sostanziale è relativa al tipo di scuola. Se consideriamo i punteggi per tipologia di scuola, il range di differenza si espande ulteriormente ed arriva a 10 punti sulla scala di pensiero creativo.

In particolare i licei, con un punteggio medio di 34 punti, si posizionano ben al di sopra degli istituti professionali e dei centri di formazione professionale, che riportano un punteggio medio di 24 punti.

Questo fenomeno, si legge sul report, sembra suggerire che il tipo di scuola frequentata possa avere un impatto ancora maggiore sui risultati nel pensiero creativo rispetto all’area geografica di appartenenza”. Gli studenti che frequentano i licei, di conseguenza, tendono a sviluppare competenze di pensiero creativo più elevate, a prescindere dalla loro provenienza geografica.

Per quanto riguarda eventuali differenze tra scuole pubbliche e private, le prime hanno registrato in media un punteggio maggiore di 3 punti rispetto alle scuole paritarie (tendenza riscontrabile anche a livello internazionale).

Altro aspetto rilevante del fenomeno è la differenza dei risultati tra ragazzi e ragazze.

Secondo i dati della ricerca, esiste un’associazione chiara e significativa tra genere e risultati in pensiero creativo a favore delle ragazze“. In media, nei Paesi Ocse, le ragazze hanno ottenuto un punteggio superiore di circa 3 punti. In Italia la media è di 2, e le differenze maggiori sono state osservate negli istituti professionali (3 punti).

Un ulteriore aspetto preso in considerazione dall’indagine Pisa è lo status socio-economico degli studenti: nella fattispecie sembrano più avvantaggiati quelli con reddito familiare più elevato con risultati superiori di 8,6 punti rispetto agli studenti che vivono in famiglie a basso reddito.

Il ruolo della scuola

Essere creativi non è un talento innato e riservato a poche persone, il pensiero creativo è una capacità che può essere sviluppata,infatti, con il tempo ed insegnata fin da bambini.

Il ruolo fondamentale della scuola è proprio quello di consentire a tutti di sviluppare e coltivare questa importante competenza durante tutto il periodo scolastico.

Gli insegnanti giocano in questo senso un ruolo chiave di questo processo.

Nel momento in cui ci allontaniamo da quelli che sono gli ambiti più tradizionalmente o comunemente frequentati nelle nostre scuole, i motivi di attenzione devono essere sempre molto forti”, ha commentato durante la presentazione dei risultati della ricerca il presidente di Invalsi,Roberto Ricci. Con questi dati ha continuato il Presidente “si aprano delle riflessioni molto importanti anche sulla modalità tipica del nostro Paese di proporre nella didattica determinati contenuti”.

Una riflessione è dunque doverosa su come la scuola italiana è oggi organizzata e svolge il ruolo di educatrice e formatrice.

Dino Galuppi

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