Notizia ricorrente in questa fase dell’anno scolastico: gli studenti italiani non sanno nulla del mondo che li circonda, per bene che vada le loro conoscenze si fermano alla Seconda guerra mondiale e agli autori del primo Novecento. Un classico, se ne parla ogni anno quando – dopo l’uscita della prima prova scritta – ci si accorge che gli autori proposti agli alunni sono poeti e scrittori contemporanei che a scuola sono degli illustri sconosciuti. Giusto per fare alcuni nomi, negli ultimi anni la commissione ministeriale ha presentato alla platea dei maturandi Caproni, Eco, Bassani, Magris. Si studiano? Molto raramente, nella maggior parte dei casi si arriva a Pirandello, Ungaretti, Quasimodo e Montale.
E tuttavia le indicazioni nazionali (anche se, per comodità, si discute ancora di programmi…) parlano chiaro: Dentro il secolo XX e fino alle soglie dell’attuale, il percorso della poesia, che esordirà con le esperienze decisive di Ungaretti, Saba e Montale, contemplerà un’adeguata conoscenza di testi scelti tra quelli di autori della lirica coeva e successiva (per esempio Rebora, Campana, Luzi, Sereni, Caproni, Zanzotto, …). Il percorso della narrativa, dalla stagione neorealistica ad oggi, comprenderà letture da autori significativi come Gadda, Fenoglio, Calvino, P. Levi e potrà essere integrato da altri autori (per esempio Pavese, Pasolini, Morante, Meneghello…)
Capirete bene che i saggi del Ministero probabilmente non hanno un’idea precisa di come si svolga un anno scolastico e di quante ore si studi concretamente in classe, perché tra gite e visite guidate, stage e viaggi d’istruzione, assemblee di classe e d’Istituto – tutti momenti fondamentali per la crescita della persona – vorremmo proprio vedere dove un docente troverà segmenti temporali significativi per fare studiare Fenoglio e Meneghello. Con tutto il rispetto dovuto a entrambi.
Oppure, chissà… E se il motivo fosse che al quinto anno si impiega troppo tempo per Manzoni, Leopardi, Pascoli e D’Annunzio?
Lo abbiamo chiesto alla professoressa Annamaria Dispenza, docente di lungo corso di Italiano e Latino al Liceo Linguistico e delle Scienze Umane “De Cosmi” di Palermo.
Gli autori citati sono dei capisaldi della letteratura italiana – spiega la professoressa – e dunque è impossibile farne a meno. Vero è , comunque, che una sforbiciata ad alcuni altri autori ancora presenti nelle antologie andrebbe data. Io, per esempio, non tratto più da qualche tempo Pulci, né Gozzano.
Sì, ma concretamente come si può operare in classe per evitare che si arrivi alla fine del quinto anno senza che i ragazzi abbiano conosciuto alcuni tra gli autori contemporanei più importanti?
A mio avviso ci sono almeno due strade da percorrere: la prima è approfondire la conoscenza di autori come Eco, Calvino, Moravia già a partire dal biennio, servendosi dei loro testi non esclusivamente in chiave funzionale per l’apprendimento della lingua, delle figure di stile e dell’analisi del testo, ma per comprendere la visione della società e del mondo che questi autori veicolano attraverso le loro opere. Fatto questo, bene, al biennio, al quinto anno basterà riprendere rapidamente il discorso approfondendo qualche aspetto, ma i tempi risulteranno ottimizzati.
La seconda strada è quella, se così possiamo dire, di mettere in parallelo due autori: quando in quinta si affronta Leopardi, il male di vivere che esprime il poeta di Recanati potrebbe attivare un link che si apre su Montale. O, giusto per fare un altro esempio, un altro link può mettere in contatto Verga e il neo-realismo, cinema e letteratura, Pasolini incluso. Di link attivabili ce ne sono tanti – altra ipotesi, Ariosto e Calvino – ogni docente potrà fare le sue scelte.
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