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“Gli studenti non possono uscire dopo le ore 15: oltre la campanella c’è l’umanità” [VIDEO INTERVISTA]

“La didattica a distanza non può sostituire il senso della comunità. E’ difficile mantenere quella normale quotidianità con questo tipo di scuola”. La preside dello storico Liceo Scientifico Augusto Righi di Roma (che conta più di 1400 studenti), Monica Galloni, non ha dubbi su questa scuola al tempo del Covid, ma insieme ai docenti del liceo da lei guidato, garantisce ore di lezione piene e lavoro costante, puntando alla formazione dei suoi studenti soprattutto durante le ore trascorse in presenza in classe. L’emergenza Covid ha posto fortemente con la didattica a distanza il tema della regolamentazione delle videolezioni, che puntano a mantenere vivo il sapere dei ragazzi, degli orari di ingresso e uscita scaglionati e del sovraffollamento dei mezzi pubblici. Di questo e molto altro abbiamo parlato proprio con lei.

Dottoressa, come vi siete organizzati all’inizio di quest’anno scolastico con le restrizioni imposte dal Covid?
Già da fine maggio, interpellando la commissione di progetto e anche i genitori del consiglio di istituto, abbiamo deciso di privilegiare la presenza a scuola dell’intera classe, facendo delle turnazioni. Nel corso, quindi, delle quattro settimane abbiamo permesso ai ragazzi di seguire le lezioni in presenza almeno una volta alla settimana. Dunque, abbiamo mantenuto la presenza di almeno il 75% degli studenti, favorendo anche tutte le attività pomeridiane.

Le nuove direttive scolastiche favoriscono il ritorno in presenza al 50%. Il Liceo Righi ha aule grandi o spazi predisposti che favoriscano il ritorno in classe in sicurezza?
Attualmente siamo ripartiti al 50% in presenza e 50% a distanza, anche perché le nostre aule non sono capienti tutte allo stesso modo, così come è diverso il numero di studenti per ognuna di esse. Abbiamo scaglionato gli ingressi, per alcuni alle 8, per altri alle 10, comportando l’utilizzo del sabato per lo svolgimento di alcune attività, per esempio le attività sportive.

Secondo lei, allungando l’orario scolastico, i ragazzi subiscono un appesantimento nell’apprendimento e di conseguenza una difficoltà nello studio pomeridiano a casa?
Assolutamente. Soprattutto per la difficoltà delle materie da studiare, i ragazzi non possono permettersi di uscire più tardi delle 15. Non devono solo studiare, ma anche riflettere, assimilare, ripetere. Ecco perché abbiamo voluto dare agli studenti una parvenza di mantenimento di quotidianità passata. Certo, questo impatta un po’ sulle attività pomeridiane e sul loro rendimento, ma stiamo valutando modalità di studio più mirate di mattina a scuola, sebbene non sia così semplice.

Quanti studenti conta il Liceo Righi? Avete pendolari?
Gli studenti sono 1.450, ma abbiamo pochi pendolari. Abbiamo più problemi con i mezzi di trasporto dell’area urbana che extra urbana. L’uscita alle 13 o alle 14 avrebbe comportato un sovraffollamento dei mezzi pubblici che dovevamo evitare, consapevoli che non tutti i genitori sarebbero stati disponibili nel venire a riprenderli.

La didattica digitale integrata è ormai parte della quotidianità scolastica. Avete trovato difficoltà con questa nuova metodologia didattica?
Guardi, io ho grande ammirazione per come i docenti abbiano risposto alle nuove esigenze degli studenti. Già dallo scorso marzo, abbiamo garantito tutte le ore di lezione, mantenendo il tessuto sociale e non abbandonando gli studenti. Ovviamente non sono mancate le criticità, ma anche grazie all’aiuto di parecchi fondi, abbiamo implementato le dotazioni della scuola, distribuito tablet, ampliato la rete. Abbiamo garantito la didattica, con la consapevolezza che non sia la stessa cosa di lavorare in presenza. Chiaramente viene a mancare quella interazione profonda tra docente e discente, ma anche tra gli stessi ragazzi.

Come gestite gli scrutini? Molte delle prove scritte sono state svolte a distanza, quindi la valutazione obiettiva è stata possibile?
Ovviamente abbiamo dovuto rivedere le nostre griglie di valutazione, già da marzo scorso. Chiaramente in questo momento è tutta la didattica ad essere stata stravolta, di conseguenza anche la modalità con la quale si valuta. Abbiamo riscontrato che le insufficienze sono diminuite (ad accezione di storia e filosofia, forse per la loro natura epistemoligica), perché ovviamente anche noi abbiamo dato meno voti bassi.

Un augurio ai suoi colleghi e ai suoi studenti
Torneremo ad abbracciarci, pensando a non perdere il senso della comunità oltre alla campanella.

Jessica Saccone

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