La linea della fermezza, del “chi rompe paga”, già dopo pochi mesi sta producendo i risultati sperati. A sostenerlo è stato il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, a margine della visita in un istituto scolastico di Milano: “Nelle scuole riscontro un fenomeno positivo. Dopo che a febbraio sono intervenuto in modo molto energico, tutte le occupazioni che si sono susseguite, tranne una a Bologna e mi è dispiaciuto molto, non hanno cagionato danni“, ha sottolineato il Ministro.
Il riferimento del Ministro è alle sue indicazioni, risalenti appunto a febbraio, perché i dirigenti scolastici segnalino le occupazioni alle forze dell’ordine così che queste possano procedere a identificare gli occupanti e si possa dunque agire in giudizio per il risarcimento dei danni. A questo proposito, il Ministero ha anche inviato una circolare alle scuole in merito alle occupazioni degli studenti, firmata dal capo dipartimento, Carmela Palumbo.
Nella circolare si spiegava che “l’occupazione espone gli studenti a possibili reati, anche legati al danneggiamento di beni pubblici”, che le scuole “sono tenute a denunciare”. Per gli studenti anzitutto “occorre valutare l’applicazione delle misure disciplinari previste dal Regolamento di ciascun istituto”. Ed è anche necessario “stimare la portata dei danni degli eventuali atti vandalici, considerando che troppo spesso se ne fa carico l’intera collettività e non gli autori”. Per questo, ha scritto il Mim, “dovranno essere poste a carico degli studenti responsabili le spese per le pulizie straordinarie e per il ripristino di arredi, pc e ogni altra attrezzatura di proprietà della scuola”.
Valditara a Milano ha anche specificato che il suo intervento non solo “è stato estremamente utile”, ma “in molti casi i ragazzi hanno addirittura ripulito le scuole e questo è importante perché avere rispetto della propria scuola e dei beni pubblici è fondamentale”.
“La mia azione ministeriale – ha aggiunto – si ispira alla cultura del rispetto verso le persone ma anche verso i beni della collettività. Aggiungo: un conto è la dialettica politica, un altro è devastare una scuola. Chi devasta una scuola è un teppista e non esprime alcuna azione politica”.
Il numero uno del dicastero di Viale Trastevere ha infine detto di dispiacersi perchè qualcuno è arrivato a confondere “la devastazione di una scuola con un atto di contestazione rivoluzionario: è semplicemente un insulto a se stessi, ai compagni, ai docenti, al personale e a tutti gli italiani che pagano le tasse”.
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