Gli studenti, a fronte dei proclami iniziali, relativamente alla legge 107, di novità nella loro avventura tra i banchi ne hanno viste veramente poche. Fatta eccezione forse per l’alternanza scuola lavoro, che ha consentito a un milione di giovani di avere un primo “contatto ravvicinato” con il mondo del lavoro, l’auspicata continuità didattica invece è rimasta un auspicio o poco più.
Un editoriale sul Sole 24 Ore ritorna sulle riforme mancate nei confronti degli studenti a cui invece la scuola soprattutto dovrebbe guardare visto che sono loro il veri datori di lavoro dei docenti.
“La concomitanza tra la mobilità straordinaria utilizzata da 250mila prof e il meccanismo delle assegnazioni provvisorie su larga scala ha dato vita nei mesi scorsi all’ennesimo controesodo di docenti dal Nord al Sud (e un altro, c’è da giurarci, ci sarà nei prossimi mesi). Risultato: 120mila assunzioni non sono servite a far diminuire drasticamente i supplenti. Che in alcune aree e per alcune materie sono addirittura aumentati.
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Stesso discorso per la flessibilità dell’offerta formativa. Gli effetti benefici attesi dall’organico dell’autonomia hanno avuto un impatto impercettibile. La presenza di uno staff aggiuntivo di docenti rispetto a quelli di ruolo si è sostanziato quasi ovunque in un bacino di approvvigionamento per le supplenze brevi (altrimenti vietate). O, al massimo, nell’organizzazione di corsi aggiuntivi cuciti più sulle competenze in possesso degli insegnanti che non delle aspirazioni in divenire dei ragazzi. A conferma” viene specificato che “la scuola italiana è degli studenti. Ma in tanti sembrano essersene dimenticati. Tra i partiti e non solo. Troppo concentrati a utilizzare i punti di debolezza della riforma per provare a smontarla anziché puntare sui suoi punti di forza per migliorarla e implementarla”.