Con l’autunno tornano le proteste studentesche. E poco importa che il Governo deve ancora formarsi: martedì 18 ottobre una rappresentanza degli studenti – appartenente all’Uds – insieme a diverse sigle del sociale è scesa in piazza, davanti al ministero dell’Istruzione, per lanciare i “cinque pilastri” con cui i giovani vogliono portare alla “rivoluzione dei saperi”. Tra le richieste degli studenti figurano l’introduzione di un reddito di formazione e di una riforma del diritto allo studio, ma anche l’abolizione del Pcto: “Non possiamo più accettare studenti morti nei cantieri”, hanno detto i manifestanti riferendosi alle recenti tragedie che hanno colpito tre giovanissimi allievi in formazione mentre svolgevano uno stage.
Sopra i cinque cartelloni innalzati dagli studenti c’era scritto: Più rappresentanza, No pct, Diritto allo studio, benessere psicologico, Più diritti.
Gli studenti hanno anche annunciato che tra un mese esatto, il 18 novembre, la mobilitazione nazionale diventerà nazionale.
“A partire dagli Stati Generali della scuola svolti lo scorso mese di febbraio – ha detto Bianca Chiesa, coordinatrice dell’Unione degli Studenti – abbiamo portato avanti la costruzione di una proposta condivisa con le realtà del sociale sul nuovo modello di scuola necessario al cambiamento della società tutta. La piattaforma verso la piazza del 18 novembre vede le nostre rivendicazioni organizzate su 5 pilastri: rivendichiamo una legge nazionale sul diritto allo studio, l‘abolizione dei Pcto a favore dell’istruzione integrata, maggiore rappresentanza e partecipazione, scuole sicure e che tutelino la nostra salute fisica e mentale e un nuovo statuto dei diritti di studentesse e studenti”.
Le realtà del sociale che hanno aderito sono: Link coordinamento Universitario, Rete della Conoscenza, Action Aid, Brigata Basaglia, Fiom, Flc, Legambiente, Libera contro le mafie , NoCpr, Non Una Di Meno.
La studentessa Andrea Ciuffarella, dell’esecutivo nazionale di Link coordinamento universitario, ha detto di non potere “più accettare ancora di essere il fanalino di coda, di subire precarizzazione e marginalizzazione: le università non sono aziende, vogliamo una didattica attenta e inclusiva, con spazi adatti, non possiamo studiare per terra! Vogliamo il reddito di formazione e l’università gratuita, il diritto all’istruzione non si paga!”.
“Il 18 Novembre saremo nelle piazze di tutta Italia per mandare un messaggio chiaro alle istituzioni di questo paese: basta negare il diritto al futuro alle giovani generazioni”, ha confermato Manuel Masucci coordinatore della Rete della Conoscenza, “vogliamo subito un reddito che possa emanciparci dalle condizioni materiali delle nostre famiglie, investimenti in istruzione e ricerca per immaginare un sistema produttivo diverso e sostenibile per il futuro, oltre a mettere in campo politiche attive per non far pagare le crisi alle giovani generazioni”.
La protesta del 18 novembre sarà sostenuta anche da alcuni sindacati. “La Flc partecipa a questa iniziativa – ha detto Francesco Sinopoli, segretario generale Flc-Cgil – riteniamo infatti fondamentale la convergenza del lavoro con giovani e movimenti in una giornata che chiede questa svolta da scuola e università: dal diritto allo studio, come ad esempio con l’accesso gratuito all’università, sino all’immediata abrogazione, con i morti che si ripetono, dell’obbligo del Pcto in favore dell’istruzione integrata”.
Anche la Fiom sostiene e promuove la manifestazione nazionale prevista tra un mese, per chiedere “un modello di scuola e di società più giusto, equo, inclusivo”: in una nota, la Fiom-Cgil nazionale ritiene che “le tragiche e inaccettabili morti di Lorenzo Parelli, Giuseppe Lenoci e Giuliano De Seta, tre giovani studenti in alternanza scuola lavoro, sono emblematiche dei problemi che attraversano la scuola e gli stessi luoghi di lavoro: per nessun motivo studentesse e studenti durante il proprio percorso scolastico possono essere messi a rischio negli ambienti produttivi, mai l’alternanza scuola lavoro può trasformarsi in lavoro, per giunta non retribuito”.
Secondo la Fiom è “indispensabile un ripensamento dell’alternanza scuola lavoro, oggi Pcto. Occorre, inoltre, investire sulla scuola pubblica per qualificare i percorsi della formazione umanistica e tecnica, quest’ultima anche per contribuire a progettare i futuri modelli produttivi e di organizzazione della produzione, per innovare i prodotti e i processi, renderli ambientalmente e socialmente compatibili”.
“La scuola deve mettere in campo, in relazione con il sindacato, percorsi di avvicinamento al lavoro che parta dalla conoscenza dei diritti contrattuali e di legge dentro i luoghi di lavoro”, conclude la Fiom.
Pure “Libera associazione contro le mafie” sosterrà la mobilitazione nazionale di metà novembre: “scenderemo in piazza per ribadire un impegno attivo che metta al centro l’educare, le vite e i bisogni dei ragazzi e delle ragazze”.
Ci sarà anche la “Rete Mai Più Lager – No ai Cpr”, che ritiene “importante essere a fianco del mondo studentesco: la scuola è uno dei primi luoghi in chi si manifestano in maniera inarrestabile i cambiamenti della società. La scuola della Costituzione è quella che si riconosce nel rispetto dei diritti che devono essere garantiti a tutte e tutti: non importa dove sei nata/o, da dove arrivi o dove vuoi andare.
All’iniziativa aderirà pure “Sbilanciamoci che fa sapere”: dicono che saranno “in piazza con gli studenti per chiedere un piano di investimenti straordinario per l’istruzione pubblica da finanziare con il taglio della spesa militare e con l’aumento della tassa di successione sulle eredità di oltre 1 milione di euro”.
Secondo “Brigata Basaglia” è giunta l’ora di “diffondere e condividere conoscenza e consapevolezza sulla salute mentale, su che cos’è, su quali sono i diritti delle persone è essenziale per costruire una rete di soggettività che diano vita ad un’altra idea di scuola, di comunità e di salute”.
Il 18 novembre si mobilitarà anche “Non Una di Meno”: “Come femministe e transfemministe – dichiara l’associazione- continueremo a mobilitarci per una società completamente trasformata: fatta di libertà, dignità, apertura, cura, autodeterminazione, diritto allo studio e al reddito, sanità pubblica a una scuola che sia veramente esperienza di una cultura inclusiva e transfemminista”.
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