Com’è noto, nell’improvvisa emergenza che da marzo ha chiuso le scuole italiane d’ogni ordine e grado, la “DaD” è stata affidata quasi totalmente a piattaforme digitali straniere.
Eppure — pochi lo sanno — esiste una piattaforma totalmente italiana (e totalmente pubblica), già funzionante dal lontano 1991 (e progettata fin dagli anni ’80): il “GARR” (“Gruppo per l’Armonizzazione delle Reti della Ricerca”), che funziona perfettamente, senza aver nulla da invidiare quelle più famose. GARR permette anche la videoconferenza, mediante “GARR EDUMEET”, che non richiede cessione di dati personali, né iscrizione, né installazione di programmi sui propri dispositivi. Un’autentica meraviglia che, a conoscerla, avrebbe semplificato la vita a studenti e docenti.
Si è però preferito, inspiegabilmente, indirizzare tutti verso le principali multinazionali dell’informatica: a farla da padrone sono state infatti “Google Suite for Education”, “Weschool”, “Office 365 Education A1” della Microsoft Corporation. Tutte piattaforme indicate, fin dal 5 marzo 2020, sul sito del MI; sul quale non troviamo, invece, neanche un accenno al GARR (a parte uno del 2002). Perché mai?
Risultato: meno di 200 scuole lo hanno adottato in tutta la Penisola. Pochino, in un Paese con più di 8.000 istituzioni scolastiche. Eppure — ribadiamo — GARR è un’eccellenza, di cui però solo il 2,5% degli studenti e dei docenti italiani beneficia. Sarà perché noi Italiani siamo specialisti nell’ignorare il valore delle nostre ricchezze (e nel pagare a caro prezzo quelle altrui)?
«Rete nazionale banda ultralarga dedicata alla comunità dell’istruzione e della ricerca»: così il GARR definisce se stesso sul proprio sito istituzionale. Obiettivo dichiarato è quello di «fornire connettività ad alte prestazioni e di sviluppare servizi innovativi per le attività quotidiane di docenti, ricercatori e studenti e per la collaborazione livello internazionale». Viene gestito dal “Consortium GARR”, «associazione senza fini di lucro fondata sotto l’egida del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca» (il quale, pertanto, non può non conoscerlo). È associato ad altri enti pubblici, quali CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica), INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), e tutte le università italiane rappresentate dalla Fondazione CRUI (Conferenza Nazionale dei Rettori delle Università Italiane)».
Dispone di 15.000 km di fibra ottica; collega quattro milioni di utenti in 1.200 sedi (soprattutto istituzioni pubbliche come biblioteche, musei, le quasi 200 scuole di cui sopra, oltre enti di ricerca, università, ospedali di ricerca, istituti culturali). È connessa alle maggiori reti mondiali di istruzione e ricerca: con altre reti europee, infatti, il GARR è membro della associazione che guida e amministra la dorsale europea della ricerca GÉANT (parola francese che significa “Gigante”), una “super-rete” in fibra ottica di ultima generazione (50 milioni di utenti), che collega tutte le reti europee di ricerca con interconnessioni multiple fino a 100 Gbps, e che a sua volta è interconnessa con tutto il pianeta, a disposizione della ricerca e degli studiosi.
Sempre sul sito del GARR si legge che «Nella riunione del 5 maggio 2020 del Comitato Banda Ultra Larga (CoBUL), presieduta dalla Ministra dell’Innovazione Tecnologica e Digitalizzazione Paola Pisano, è stata sbloccata la somma di 400 milioni di euro per interconnettere oltre 32.000 sedi di istituti scolastici con un collegamento a banda ultralarga. Il CoBUL è un comitato interministeriale cui partecipano la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero per lo Sviluppo Economico, il Ministero per gli Affari Regionali e le Autonomie, il Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, il Ministero per il Sud e la coesione territoriale, il Ministero per la Pubblica Amministrazione e il Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, con lo scopo di favorire la rapida attuazione del Piano strategico per la Banda Ultra Larga».
Occorre infine ricordare che «GARR, per le sue finalità istituzionali, non ha scopo di lucro, pertanto i costi previsti per la partecipazione al progetto sono solo quelli vivi, necessari per il potenziamento degli apparati, dei PoP e della struttura di gestione tecnica e operativa». Le gigantesche multinazionali private del web, invece, giganteggiano anche per i guai fiscali che collezionano nei Paesi in cui investono (tra cui l’Italia). Il celebre giornalista Alessandro Sallusti ha espressamente detto, in una trasmissione TV, che «se pagassero le tasse correttamente, e non usassero espedienti per non pagarle, in Italia avremmo risolto metà del problema dell’evasione».
Perché allora farle entrare anche nella Scuola? Perché permettere loro anche di lucrare con i dati sensibili di milioni di insegnanti e discenti? Perché, soprattutto, non valorizzare ricchezze di proprietà pubblica e senza fini di lucro?
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