Tra tatticismi e veti incrociati, la formazione del primo Governo della nuova legislatura rimane in alto mare: nel corso delle consultazioni al Quirinale, svolte il 5 aprile, i leader dei raggruppamenti politici che hanno riscosso maggiore considerazione dagli italiani, non hanno portato al Capo dello Stato delle soluzioni convincenti. Anzi, avrebbero chiesto espressamente un po’ di tempo. E il presidente, Sergio Mattarella, glielo ha concesso. Con gli attuali numeri, infatti, in Parlamento non si arriverebbe ad alcuna fiducia. Se ne parlerà la settimana prossima.
“È indispensabile – in base alle regole della nostra democrazia – che vi siano delle intese tra più parti politiche per formare una coalizione che possa avere la maggioranza in Parlamento e quindi far nascere e sostenere un governo”. “Responsabilità e coalizione” sono le parole chiave per Mattarella. Ma quale coalizione? Alla maggior parte dei nostri lettori piacerebbe vedere il M5S unirsi con la Lega. Ed è anche l’ipotesi più plausibile, visto che tra Luigi Di Maio, guida del M5S, e Matteo Salvini, leader del Carroccio, l’interesse reciproco sembra sempre più crescere: una ipotesi che un paio d’anni fa si riteneva assurda, ma che già l’estate scorsa sembrava vivere i preliminari.
Ma con il Pd messosi all’angolo da solo e la destra meno unita di quello che sembrava (tanto da presentarsi da Mattarella con delegazioni separate), l’accordo M5S–Lega Nord sembra anche quello che offre le maggiori garanzie per evitare di tornare a votare subito, ad ottobre o nella primavera 2019.
Lo sa bene Silvio Berlusconi, che al termine dell’incontro con il Capo dello stato dice: “Non siamo disponibili a un governo fatto di pauperismi e giustizialismi, populismi e odio, che innescherebbe una spirale recessiva” dice il Cavaliere riferendosi ai “grillini” senza però mai nominarli. Poi, si congeda dai giornalisti con un appello: per fare il Governo si “dovrà partire da chi ha vinto le elezioni, cioè il centrodestra e dal leader della coalizione vincente, cioè la Lega”. Il messaggio è chiaro.
Intanto, la Scuola sembra essere sparita dei discorsi e dalle aspettative dei leader di partito. Dopo averne parlato per mesi, da qualche giorno è sparita dai radar dei leader politici. Matteo Salvini, al termine delle consultazioni al Colle, ha detto: “Abbiamo ricordato a Mattarella che più che posti e ruoli ci interessano i programmi su temi come la riforma delle pensioni, il lavoro e la riforma fiscale”.
Dell’istruzione pubblica, che aveva messo in cima all’agenda dei punti da affrontare, anche colloquio con La Tecnica della Scuola, non c’è traccia. Solo una dimenticanza?
Più criptico Luigi Di Maio, che dice: “Non sto chiedendo a Salvini, un tradimento. Avranno un loro percorso. Non voglio sposarmi con nessuno. Ma cercare assieme una soluzione e realizzare anche solo cinque cose che aspettano gli italiani”. Lo afferma il capo politico di M5S, Luigi Di Maio, ospite di “Quinta Colonna”, su Rete 4. “Facciamo queste cose e gli italiani saranno felici”.
Quali sono le “cinque cose” che si aspettano gli italiani, citate dal candidato premier dei grillini? Qualche settimana fa, pure lui, ci aveva detto che in caso di approdo al Governo la “Buona Scuola” avrebbe avuto i giorni contati. Appena possibile, farebbe bene a scoprire le carte.
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