Le sigle sindacali riunite Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola Rua, Snals Confsal e Gilda-Unams hanno proclamato uno sciopero visti i risvolti delle decisioni del Governo. Il mondo della scuola si mobilita contro le norme inaccettabili e umilianti contenute nel decreto legge 36 e sembra ormai inevitabile, dopo il tentativo di conciliazione per il quale i sindacati sono già stati convocati, la proclamazione a breve dello sciopero da parte di tutte le sigle più rappresentative. Così il comunicato diramato dalle stesse sigle sindacali.
Oggi, venerdì 6 maggio, i rappresentanti delle cinque sigle sindacali in un’assemblea unitaria, moderata dal direttore della Tecnica della Scuola Alessandro Giuliani, hanno ribadito la propria presa di posizione.
Rino Di Meglio (GILDA): “Abbiamo un bisogno estremo di informare la categoria con rapidità della situazione che si è verificata sia per quanto riguarda il contratto che per il reclutamento. Pensiamo al reclutamento, con quella forma cervellotica e lunga, nei prossimi anni saremo costretti a importare gli insegnanti dall’estero. Un futuro docente in Italia deve farsi una laurea magistrale di cinque anni, un altro anno per raggiungere i 60 CFU, poi partecipare al concorso, poi fare l’anno di prova e poi affrontare una carriera scolastica obbligatoria con esami ogni anno per poi prendere un piccolo premio una tantum. Ci rendiamo conto? Quando fa comodo siamo europei, ma in nessuno Paese europeo esiste un sistema di reclutamento così. Poi non ci lamentiamo se si vanno a comprare le abilitazioni all’estero”.
Elvira Serafini (SNALS): “Si tratta di un decreto legge che va a sottrarre la contrattazione. Vogliono distruggere la scuola pubblica? Non vogliono capire che la scuola è l’asse portante del nostro Paese. Dove andremo a finire con il reclutamento? Con il concorso bocciamo i nostri docenti che da anni sono in cattedra. Allora bocciamo l’università italiana? Ci devono dire come mai è considerata un’eccellenza e i nostri giovani laureati fuori vengono apprezzati, vengono ben pagati e qui li bocciamo. Pensate che tutti i docenti che stiamo bocciando con il concorso a crocette, il 1° settembre li metteremo in cattedra. Sembra il Paese del manicomio”.
Pino Turi (UIL SCUOLA): “Noi l’anno scorso abbiamo firmato un accordo che oggi è stato disatteso. C’è da recuperare l’identità di un sistema e la dignità delle persone che ci lavorano e che lo fanno da 70 anni in maniera egregia, ce lo riconoscono i cittadini di questo Paese. Se andate a vedere, nella fiducia delle istituzioni, la scuola è al quarto posto dopo le forze dell’ordine, dopo il Papa e il Presidente della Repubblica. Questa legge impoverisce la storia del Paese e vuole portare la scuola su altri binari, altri obiettivi. Noi dobbiamo darci una mossa, non pensiamo che lo sciopero sia un fine, ma uno strumento. Se ci sarà un’apertura la prossima settimana, noi non vorremmo fare nessuno sciopero”.
Barbacci (CISL SCUOLA): “Si interviene con un’impalcatura farraginosa sulla formazione del personale docente. Gli insegnanti non possono essere invitati a fare un percorso formativo di tre anni. Abbiamo necessità di riaprire il tavolo contrattuale. Cose serve agli insegnanti lo sanno gli insegnanti. E’ un decreto legge irrispettoso, il nostro Paese deve rilanciare le forze migliori attraverso la scuola. Un sistema che non ha uno scopo ben chiaro. Approfittando della denatalità si tagliano quasi 10mila cattedre. Abbiamo ben chiare le soluzioni. Siamo costretti a scendere in piazza anche se non avremmo voluto farlo. La mia è una vera e propria sollecitazione. Di Pnrr nella storia ce ne sarà solo uno. Non siamo contro gli studenti, siamo dalla parte della scuola. Se i sindacati si sono trovati insieme c’è un motivo grave. Dovremmo concentrarci su quello che è stato un anno scolastico complesso. Difenderemo fino all’ultimo la contrattazione”.
Francesco Sinopoli (FLC CGIL): “Pensiamo che il ministero non stia decidendo nulla sulla scuola, che questo decreto sia stato deciso in altre sedi. Diciamo con chiarezza che questo decreto va stracciato. Non c’è stato nessun confronto con le forze politiche e con chi rappresenta i lavoratori. Si ripropone una 107 senza soldi e verniciata da formazione. Costruire percorsi selettivi con soldi presi dalla scuola è l’obiettivo. Una cosa così grave non l’avremmo mai immaginata anche se in autunno avevamo lanciato l’allarme. I precari vengono umiliati senza riconoscere nulla di quello che hanno fatto per la scuola. I crediti formativi verranno presi nel grande mercato costruito in questi anni. Abbiamo la forza di dire no a questo provvedimento se ci mobilitiamo. Il ministero subisce questa riforma. Le iniziative di mobilitazione sono necessarie. Siamo determinati a ribaltare anche l’impostazione sul contratto. Dobbiamo dire che quei 84 euro lordi che abbiamo portato a 104 non bastano. E poi si aumentano le spese militari. Il mondo della scuola deve ribellarsi. Il 9 saremo chiamati a un tentativo di conciliazione, ci andremo con serietà. Altrimenti faremo il primo sciopero. Assumiamoci ognuno di noi un po’ di responsabilità. Le cose possono migliorare, dipende da noi.
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