Gli eventi politico-sindacali di questi ultimi giorni sono ormai la prova provata delle previsioni che stiamo facendo da diversi mesi: in campo scolastico il Governo del cambiamento è ampiamente disponibile a “concedere” tutto o quasi tutto ai sindacati del comparto e al movimento del “NO 107 senza se e senza ma” purchè non ci siano costi.
Dopo il contratto estivo che di fatto aveva bloccato la chiamata diretta, adesso ci si sta avviando ad un contratto sulla mobilità con cui si depotenzierà ulteriormente il meccanismo degli ambiti territoriali.
Con un provvedimento di legge è stata anche ridotta all’osso l’alternanza scuola lavoro.
Non è da escludere che – all’ultimo momento – nella legge di bilancio o in un provvedimento collegato ci sia una disposizione per modificare l’attuale impianto delle prove Invalsi che cesserebbero di essere generalizzate per essere invece somministrate “a campione” (anche in questo caso si tratterebbe di una misura gradita al mondo della scuola e anche alle casse del MEF, esattamente come sta avvenendo per l’alternanza scuola lavoro).
Sulle misure che costano, almeno per il momento, non ci sono certezze, anzi.
La partita più importante, quella del rinnovo del contratto, sembra già chiusa ancora prima che si apra: lo stanziamento previsto dalla legge di bilancio basterà solamente per garantire l’erogazione del cosiddetto “elemento perequativo” ai dipendenti statali con gli stipendi più bassi e il riconoscimento dell’indennità di vacanza contrattuale.
L’altra misura costosa riguarda l’estensione del tempo pieno nelle scuole primarie del sud che, stando all’emendamento presentato alla Camera, avrebbe però effetti molto modesti (resta peraltro il dubbio che il MEF dia il via libera).
D’altronde nei giorni scorsi lo aveva detto anche il Ministro Bussetti: “Bisogna fare fuoco con la legna che si ha”.
Per il momento, ad ogni modo, la luna di miele fra il Governo Lega-M5S e mondo della scuola prosegue, se si eccettua la reazione degli studenti che nei giorni scorsi sono scesi in piazza in molte città italiane proprio per dire che non era questo il cambiamento che si aspettavano.
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