La scuola potrebbe diventare un terreno molto scivoloso per il nuovo governo che a fatica si sta allestendo: M5S e Lega Nord, infatti, hanno visioni diametralmente opposte. Ci sono delle visioni di fondo che, francamente, risultano impossibili da conciliare.
Già abbiamo detto del tempo pieno alla primaria, con il M5S che in campagna elettorale ha insistito molto sulla proposta di allargarlo nelle regioni del sud, ma ad un costo non indifferente e su questo i leghisti non sarebbero sicuramente d’accordo.
Poi, c’è la gestione del nuovo reclutamento, che la Lega vorrebbe regionalizzare: su questo punto, c’è una proposta del senatore Mario Pittoni, che è anche responsabile Scuola del Carroccio, il “domicilio professionale”, che ispirandosi ai principi del federalismo stroncherebbe sul nascere il “balletto” annuale dei trasferimenti e delle assegnazioni provvisorie per far tornare a casa i loro docenti. L’idea, però, non piace al M5S, che invece vorrebbe i concorsi aperti a tutti, senza vincoli legati al domicilio, dando possibilità poi di spostarsi in base alle disponibilità di posti venutisi a creare.
Divergenze, è facile immaginare, nascerebbero ben presto sulla valutazione degli allievi e del personale, ma anche sulla gestione delle “diversità”, ad iniziare dagli alunni stranieri sino alla gestione della parità di genere.
A bene evidenziare le divergenze, pratiche e ideologiche, è anche Silvia Chimienti, del M5S, che l’11 maggio sul suo profilo Facebook scrive: “Gli unici punti su cui un governo M5S-Lega potrà intervenire sono quelli che riguardano la cancellazione delle peggiori storture della “Buona Scuola”. Dopo di che, si torni al voto”.
L’ex on. Chimienti, non confermata in Parlamento per l’attuale legislatura, nell’ultimo quinquennio ha seguito da vicino le vicende della scuola, conducendo una battaglia feroce contro la Legge 107/15. Ora esamina, uno ad uno e con molta scaltrezza, i motivi di quello che ritiene un matrimonio impossibile:
“Sulla #scuola – scrive – i programmi di M5S e Lega sono lontani anni luce. Per noi la scuola è prima di tutto quel luogo in cui s’imparano il rispetto, l’accoglienza, l’integrazione, la tolleranza e la civiltà. Quel luogo in cui non si fanno distinzioni tra figli di immigrati regolari o irregolari. La nostra visione è quella di una scuola pubblica e statale, gratuita, democratica e aperta a tutti. L’unica visione possibile: quella di una società futura multiculturale, aperta e solidale, senza muri né barriere, senza ruspe né armi per la legittima difesa”.
E ancora, “la nostra scuola è quella che diminuisce il numero di alunni per classe e ripristina le ore del tempo pieno e delle materie (latino, italiano, storia dell’arte, musica) tagliate dalla legge Gelmini, legge a suo tempo votata favorevolmente dalla Lega. La nostra scuola non è quella che parla di “costo standard” per ottenere il massimo risparmio possibile sull’istruzione e per andare incontro a chi vuole iscrivere i figli nelle scuole paritarie ma è quella che finanzia proprio le realtà più difficili e periferiche, quelle in cui un professore in più, un pasto in più, una risma di fogli in più possono fare la differenza”.
La “grillina” ricorda che il M5S, inoltre, “combatte il razzismo, la xenofobia e l’omo-transfobia, attraverso l’educazione all’affettività e alla parità di genere. È quella che accoglie le differenze, le rispetta e le valorizza. La nostra idea di scuola – così come la nostra visione di società – non ha nulla a che vedere con quella di Salvini che in questo programma parla perfino di “regionalizzazione dei concorsi per docenti” con l’intento di impedire che i docenti del Sud Italia possano concorrere per i posti del Nord. E allora – taglia corto Chimienti – se deve esserci un governo con la Lega, consiglio a tutti i miei colleghi e a Luigi Di Maio di evitare di inserire all’interno del contratto di governo una riforma della scuola”.
Qualche punto di vicinanza, comunque, c’è: quello che riguarda la cancellazione degli assi portanti della Legge 107/15. La Chimienti li elenca: abrogazione dell’obbligo dell’alternanza scuola-lavoro e riduzione delle ore; piano di mobilità per il riavvicinamento a casa dei docenti del Sud Italia trasferiti in maniera coatta; abrogazione della chiamata diretta e del sistema degli ambiti territoriali; conferma in ruolo delle maestre diplomate magistrale che hanno già svolto l’anno di prova e tutela di coloro che hanno servizio”.
Poi, l’ex deputata pentastellata sembra rivolgersi al suo partito. Cosciente dei pericoli insiti ad un accordo M5S-Lega: “Qualsiasi altra misura che vada oltre questi pochi e semplici punti non verrà accolta positivamente dal mondo della scuola. Qualsiasi tentativo di privatizzare, “regionalizzare”, premiare, punire o differenziare le scuole, i docenti o gli studenti vedrà la mia e la nostra più totale opposizione”.
Ora, è vero che l’on. Chimienti non rappresenta più una “voce” maggioritaria in seno al Movimento 5 Stelle; tuttavia è fuori di dubbio che il divario di posizioni tra i due schieramenti politici sia oggettivamente molto alto. E che nelle prossime settimane, qualora il Governo dovesse andare a buon fine, dovrà necessariamente essere colmato.
Con l’inevitabile revisione dei programmi presentati nel corso della campagna elettorale: una circostanza che non farà certamente felice più di un elettore.
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