Oltre all’iniziativa di istituire un nuovo liceo, quello per il Made in Italy, i rappresentanti del Governo dal Vinitaly di Verona non hanno perso l’occasione per lanciare accuse ai partiti di centro-sinistra che negli ultimi lustri si sono succeduti alla guida del Paese.
A non lesinare critiche è stata, in particolare, la ministra per il Turismo Daniela Santanchè, secondo la quale “in Italia in questi anni è stato un po’ distrutto quello che era ‘l’istituto tecnico’, che invece è molto importante, anche per il turismo, perchè abbiamo avuto una sinistra che ha invogliato i giovani a fare i licei”.
Dopo aver tenuto a dire che l’attuale “Governo vuole invece mettere al centro le scuole tecniche”, la ministra ha detto che l’attuale Esecutivo non ha intenzione “di dare una paghetta di Stato ai giovani, ma di dare loro lavoro, perchè il lavoro è dignità”.
Le parole della Santanché sono state riprese, di lì a poco dalla premier, Giorgia Meloni, che incontrando gli studenti degli istituti agrari, ha detto riguardo a loro indirizzo di studio: “per me questo è il liceo, perché non c’è niente di più profondamente legato alla nostra cultura”, ecco perché “stiamo pensando a un liceo del made in Italy per valorizzare percorsi che spieghino il legame che esiste tra nostra cultura, i territori e la nostra identità”.
Ma l’annuncio della presidente del Consiglio non è proprio una novità – ne aveva già parlato a fine agosto a Termoli, vicino Campobasso, quando disse di volere “in Italia un liceo del made in Italy che formi i giovani per dare continuità ad una serie di settori della nostra economia che rischiano di essere totalmente perduti”.
A fare “rumore” a livello politico sono state, piuttosto, le parole della ministra Daniela Santanchè: “dicendo che la ‘sinistra’ ha voluto licealizzare tutto, (lei si è persa la riforma Moratti degli 8 licei) la premier Meloni la contraddice”, ha detto la senatrice del Pd Simona Malpezzi.
“Questo governo sull’istruzione non ha idee e lancia slogan vuoti e contraddittori. Noi pensiamo che tutti i percorsi abbiano pari dignità e che a ogni studente vada garantita una scelta libera e consapevole che si fondi sulle potenzialità, i sogni e le attitudini di ciascuno”, ha chiosato la dem.
Gli ha fatto eco Irene Manzi, capogruppo Pd in commissione cultura: “È triste e superficiale la rappresentazione caricaturale che la destra fa del Pd che “vorrebbe più disoccupati” e “scuole di serie a e di serie b”, ha detto Manzi.
E ancora: “Siamo stati noi a cercare di valorizzare l’istruzione tecnica e professionale convinti che abbia la stessa dignità dei percorsi liceali. E lo abbiamo fatto con atti e misure concrete e non con dichiarazioni spot. Per noi è fondamentale continuare a ridare dignità alle scuole tecniche e professionali, ma al contempo fare il possibile affinché non vi siano discriminazioni sociali nell’accesso all’istruzione superiore”.
“Ricordo – ha continuato Manzi – che la mortificazione dell’istruzione tecnica e professionale, anche in termini di prestigio sociale, è cominciata con la destra, negli anni in cui Santanché era già in Parlamento. E con le riforme previste dal PNRR contro cui la Santanchè ha votato e che ora rischia di saltare a causa del governo di cui fa parte, sono stati fatti grandi passi in avanti. Noi, al contrario loro, siamo consapevoli che un livello maggiore di formazione assicura un più facile accesso e permanenza nel mondo del lavoro”, ha concluso Manzi.
Pure la senatrice Cecilia D’Elia, capogruppo Dem nella Commissione Cultura, istruzione pubblica, ricerca, ha dichiarato che quella della ministra Santanché “ è un’affermazione falsa. La sinistra è stata per il diritto allo studio, in prima linea per garantire l’accesso all’istruzione a tutti e tutte, contro ogni forma di barriera economica e sociale, nel pieno rispetto dei principi costituzionali e insieme a questo è stata ferma sulla valorizzazione delle scuole tecniche e professionali”.
“Dove invece voglia andare la destra – ha continuato D’Elia – è poco chiaro, visto che mentre Santaché parlava degli istituti tecnici quasi in opposizione ai licei, la Presidente del Consiglio rilanciava un nuovo liceo, quello del Made in Italy, sempre che i suoi colleghi di partito le consentano di usare l’inglesismo“.
Una contraddizione, quest’ultima, sulla quale si ci siamo soffermati noi e anche Nicola Fratoianni, leader di Sinistra Italiana: a proposito del ricorso a un termine inglese da parte della premier “forse Rampelli la vorrà multare”, ha detto Fratoianni riferendosi al capo del Governo.
Forti critiche alla ministra del Turismo sono giunte anche da Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Loredana Fraleone, responsabile scuola del Partito della Rifondazione Comunista: la Santanché, dicono, “dimentica che l’alternanza scuola-lavoro è stata introdotta anche nei licei dal governo Renzi, allora segretario del PD, dimentica, ma forse finge di non sapere, che Confindustria ha ispirato le politiche sulla Scuola di centro-destra e centro-sinistra, a partire da quella valutazione centrata sulle ‘competenze’ creata con il carrozzone dell’InvalsI, che sta gradualmente trasformando l’istruzione come acquisizione dii conoscenze separate le une dalle altre”.
I vertici di Rifondazione Comunista inneggiano quindi ad “una riforma organica della scuola superiore, a partire dall’elevamento dell’obbligo scolastico a 18 anni”.
E concludono sostenendo che “la ministra Santanchè, come il ministro Lollobrigida, ha espresso la visione classista e reazionaria di questo governo e soprattutto la mancanza di progettualità di una classe dirigente che condanna i giovani a un futuro di bassi salari e precarietà. Siamo il paese con meno laureati in Europa e ci tocca sentire ministri che non sono in grado di indicare alcuna prospettiva alle nuove generazioni e al paese”, hanno concluso Acerbo e Fraleone.