Si moltiplicano in rete e soprattutto nei social prese di posizione e appelli per far sì che al Ministero dell’Istruzione venga chiamata una persona all’altezza del compito che sappia rispondere alle molteplici attese del mondo della scuola.
Ma è molto probabile che simili richieste resteranno lettera morta perché bisogna anche considerare che lo schieramento di centro-destra che ha vinto le elezioni e che si appresta a governare si è presentato agli elettori con un programma ben preciso.
E, se si va a leggere il programma si scopre che forse non risponde esattamente ai desiderata di gran parte del mondo della scuola.
E’ vero che uno dei punti parla esplicitamente di un “piano per l’eliminazione del precariato del personale docente e investimento nella formazione e aggiornamento dei docenti” ma è anche altrettanto vero che il programma non fa nessun riferimento né all’incremento degli organici, né a maggiori investimenti per le retribuzioni né tanto meno a misure per ridurre il numero degli alunni per classe.
In compenso il programma parla chiaramente di due aspetti che sono lontani mille miglia dalle richieste della maggior parte dei docenti: continuare sulla strada della autonomia differenziata e “riconoscere la libertà di scelta educativa delle famiglie attraverso il buono scuola”.
Si tratta, come è noto, di due punti che, per i partiti della coalizione vincente, sono del tutto irrinunciabili ed è quindi molto difficile che vengano accantonati e messi da parte solo perché alcune decine di migliaia di docenti della scuola statale sottoscrivono un appello o un manifesto.
E sarebbe un po’ strano se la Presidente del Consiglio proponesse come Ministro dell’Istruzione una persona, seppure di alto profilo culturale, contraria all’autonomia differenziata o addirittura ostile al sistema paritario.
E’ bene dunque che il mondo della scuola prenda atto che le elezioni sono state vinte da una coalizione che farà di tutto per “portare a casa” qualche risultato su questo terreno, senza dimenticare che, per sostenere le scuole paritarie serviranno risorse che, inevitabilmente, dovranno essere sottratte ad altri interventi.
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