Sono ormai trascorsi 100 giorni dall’insediamento del nuovo Governo e forse un primo, provvisorio, bilancio relativo alle misure di politica scolastica lo si può abbozzare.
Prima di tutto, però, va detto che il Governo Meloni ha dovuto affrontare fin da subito le conseguenze di una crisi energetica pesante e difficile.
“Ci sono delle priorità” ha ripetuto più volte la presidente Giorgia Meloni e su questo non si può darle torto.
Ciò detto bisogna però ammettere che, in campo scolastico, almeno per ora, si è visto poco e comunque si è visto molto meno di quanto era stato promesso durante la campana elettorale.
E’ vero che il ministro Valditara è riuscito a chiudere il contratto nazionale del comparto, ma va detto che il 90% (o forse più) delle risorse erano quelle già stanziate in precedenza.
Diciamo che a Valditara, semmai, va ascritto il merito di aver sfruttato l’insipienza dei suoi predecessori che avrebbero potuto benissimo portare a termine la trattativa facendo soltanto un piccolo sforzo.
Per il resto a noi sembra che in questo momento si stia navigando a vista.
Il ministro Valditara dice che il contratto nazionale non si tocca ma il il ministro della Pubblica Amministrazione Zangrillo sostiene++ che per affrontare il problema del differente costo della vita nelle diversi territori si potrebbe ricorrere alla contrattazione integrativa regionale senza però chiarire chi e come dovrebbe stanziare le risorse necessarie.
Valditara parla anche della possibilità di ricorrere all’intervento dei privati per incrementare i finanziamenti per il sistema scolastico, ma è del tutto evidente che, in ogni caso, eventuali fondi di privati non potrebbero in alcun modo essere usati per migliorare le retribuzioni del personale per il semplice motivo che gli incrementi stipendiali necessitano di misure strutturali e non legate a interventi sporadici.
La sensazione è che manchi una regia complessiva.
La ministra del Lavoro Marina Calderone – per esempio – ha reso noto in queste ore che intende creare un fondo per riconoscere un risarcimento per le famiglie degli studenti che muoiono nelle attività di alternanza scuola-lavoro.
Francamente ci sembra una proposta che difficilmente potrà incontrare il consenso delle parti sociali che diranno: “La vita dei ragazzi non è monetizzabile, bisogna invece intervenire per rendere sicuri i PCTO”; anzi qualcuno dirà anche che i PCTO andrebbero aboliti.
Senza considerare che su altre iniziative annunciate nei mesi scorsi è ormai sceso un silenzio imbarazzante; e in qualche caso sono arrivate decisioni contrarie: alcuni esponenti di FdI avevano parlato per esempio di abolizione delle prove Invalsi ma il ministro Valditara, al contrario, ha confermato l’obbligatorietà delle prove per poter accedere all’esame di Stato.
Su una questione importante come quella dei vincoli alla mobilità il Ministro è stato persino costretto a dire che per poter procedere è necessario avere il via libera dell’Unione europea, dimenticando, forse, che nei mesi scorsi più di una volta la leader Meloni aveva annunciato che, in caso di vittoria del centro-destra, l’intero PNRR sarebbe stato ridiscusso con Bruxelles.
Vedremo se nelle prossime settimane il Ministro dell’Istruzione e del Merito deciderà di rivedere
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