Chiusa la partita dei ministri, ora si apre quella dei sottosegretari e dei viceministri per completare la squadra del nuovo governo guidato da Giorgia Meloni. Caccia dunque ai posti strategici da parte dei partiti che compongono questa alleanza ma pure alla conquista di incarichi che in qualche modo possano compensare i presunti squilibri non in linea con le percentuali dei voti raccolti alle elezioni.
In modo particolare, scrivono le agenzie, in casa di Forza Italia si starebbe ragionando sulle caselle da rivendicare quando la pratica arriverà sul tavolo della Prima ministra e sembra proprio che ci sia già una lunga fila di pretendenti in corsa per poche pedine in ballo, con conseguente battaglia tra le correnti interne: numeri alla mano a Fi potrebbero spettare 7-9 posti, compresi i viceministri.
Chi starebbe puntando i piedi è come sempre Silvio Berlusconi che vorrebbe dentro il governo, a titolo di risarcimento, gli amici suoi, quelli della vecchia guardia che per un motivo o l’altro sono rimasti fuori sia dagli incarichi principali, sia perché non eletti e sia perché non ricandidati. Si fanno vari nomi, ma si insiste soprattutto sul vice di Carlo Nordio alla giustizia e un altro alla Difesa. La lista in ogni caso appare lunga e sarebbero, come detto, personalità fedelissimi del Cavaliere, ai quali sarebbero state promesse poltrone di rilievo.
E su questo complicato rebus, dentro il quale prevale non la competenza ma il rapporto di forza, si affaccia pure il nome di Valentina Aprea, sconfitta alle elezioni del 25 settembre, come viceministra dell’Istruzione e del Merito.
Potrebbe dunque ritornare al suo vecchio incarico la già Sottosegretaria del Miur con delega all’Istruzione della ministra Moratti con cui ha collaborato alla stesura della Legge 53/03 e dei decreti attuativi della Riforma della Scuola, introducendo nella legislazione numerosi principi innovativi tra cui: il diritto-dovere all’istruzione e alla formazione in sostituzione dell’obbligo scolastico, la personalizzazione e la differenziazione dei piani di studio, la flessibilità dei percorsi, l’istituzione di un canale di istruzione e formazione professionale e di un Servizio Nazionale di Valutazione, l’introduzione di due lingue comunitarie con obbligo di studio della lingua Inglese fin dalla prima classe della scuola primaria. Avrebbe voluto introdurre, nei suoi progetti, sul piano normativo un nuovo stato giuridico degli insegnanti.
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