Si era infatti ventilata l’ipotesi che se la Corte avesse dichiarato incostituzionale la corrente legge elettorale, più comunemente nota come “Porcellum”, perché i candidati al Parlamento vengono nominati dalle segreterie politiche e non dai cittadini, c’era il rischio di trovarsi di fronte a un Governo non legittimato da un dispositivo legale, per cui si sarebbe dovuto dimettere.
Con il rinvio della sue decisioni, ora si prospettano tempi più lunghi. Decisione che, da quanto è emerso al termine dell’udienza che si è chiusa nella mattina del 3 dicembre, potrebbe arrivare nel 2014.
La Consulta ha, infatti, fissato per il 14 gennaio una Camera di consiglio sull’ammissibilità di un referendum e quello potrebbe essere il giorno della decisione, sempre che la Corte ritenga ammissibile il quesito.
La discussione riguarda in particolare il premio di maggioranza per Camera e Senato, con relativa esclusione del voto di preferenza, contenuti nell’attuale legge elettorale.
Una mossa, quella dell’ulteriore rinvio, che spiana la strada a Enrico Letta, viceversa seriamente in difficoltà nel momento in cui la Consulta si fosse pronunciata nell’immediato per l’incostituzionalità della legge Calderoli.
Se il premio di maggioranza fosse stato dichiarato illegittimo, difatti, in parlamento si sarebbe scatenato un vero e proprio pandemonio, con l’allontanamento dei circa 200 deputati che risultano eletti grazie a quel premio e la cui elezione non è stata ancora convalidata dalla Giunta di Montecitorio. Uno scenario che avrebbe seriamente minato la tenuta dell’attuale esecutivo, dato anche che la riassegnazione dei seggi avrebbe favorito la rinata Forza Italia