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Governo sotto esame: le assegnazioni provvisorie

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Dopo tre anni dal ciclone Buona Scuola, e dopo  tre anni di deroghe e sanatorie a favore dei neo-assunti che VOLONTARIAMENTE hanno sottoposto domanda di adesione ad un Piano Nazionale su 100 Province, si assiste quotidianamente ad una serie di pretese, nei confronti del MIUR, da parte di questa categoria di docenti che, oltre che illogica, è deficitaria di ogni forma di RISPETTO nei confronti dei diritti di TUTTI i docenti!
Si va dalla richiesta di rientro sui posti di sostegno per i docenti NON abilitati a quella di mobilità sul  100% dei posti disponibili.
Ogni giorno viene presentata una “piattaforma programmatica” nelle quale viene esposto, con dovizia di particolari, cosa il Governo dovrebbe fare per far rientrare costoro nella Provincia di appartenenza, senza considerare i diritti di tutti gli altri (alunni in primis e docenti precari delle GaE poi).
Questo è un atteggiamento ormai chiaro anche all’opinione pubblica (i non addetti ai lavori), che purtroppo comincia ad associare la categoria docente ad una banda di approfittatori senza scrupoli a cui non importa nulla della funzione del ‘docente’ e della Scuola come pilastro di una comunità.
A onor del vero queste assurde richieste hanno avuto, nel recente passato, il plauso di sindacati compiacenti che hanno (con la complicità di una campagna mediatica a senso unico!) ricattato il precedente Governo affinché derogasse la legge 107 (Buona Scuola) a favore solo ed esclusivamente di UNA categoria di docenti: i neo-assunti.
Le deroghe hanno inevitabilmente danneggiato i precari delle GaE, che sono passati da un precariato stabile (dovuto agli incarichi annuali ottenuti fino al 2015) ad una disoccupazione conclamata (a causa dell’abuso delle assegnazioni provvisorie a favore dei neo-immessi).
In questo marasma i sindacati, purtroppo, tralasciando i diritti di chi ha pagato il prezzo più alto (nella gestione post 107) sono stati troppo spesso difensori di UNA SOLA categoria di docenti, contravvenendo ai più elementari principi di equità fra i lavoratori.
Ma dopo quanto successo e dopo aver lasciato scoperte le cattedre al nord (le stesse cattedre che dovevano essere coperte grazie alla Legge 107) con deroghe e talvolta con sotterfugi di dubbia moralità, come si possono fare ancora richieste di tale tono?
Lascia basiti l’ignobile pretesa di ottenere assegnazioni provvisorie sul sostegno pur NON avendone il relativo titolo abilitante.
I posti in deroga sul sostegno vengono visti come un ammortizzatore sociale e non come un fondamentale supporto didattico e umano per bambini e ragazzi che ne hanno bisogno.
Il mantra è: “Si deve tornare a casa a tutti i costi!”; i diritti lesi dei ragazzi diversamente abili sono solo un danno collaterale che può essere tranquillamente ignorato.
Dall’altro lato, la tanto sbandierata ‘continuità didattica’ è calpestata e sacrificata sull’altare dei propri interessi. Un concetto, quello della continuità, che  viene ‘letto’ ed interpretato a proprio uso e consumo.
Se, infatti, il titolare della cattedra con sede a Belluno o Brescia viene assegnato  “provvisoriamente” ad Agrigento, sembra logico che il presupposto della ‘continuità’ (a Belluno o Brescia) venga, di conseguenza, a mancare.
La risultante di queste assegnazioni (a parte il caso vergognoso dei posti in deroga) è che la continuità nelle scuole del nord non esista: le cattedre vengono spesso affidate a personale NON specializzato, mentre le cattedre del sud (negli ultimi anni persino gli spezzoni orari) , che di norma dovrebbero essere assegnate ai docenti precari delle GaE, vengono “cannibalizzate”  dai sedicenti “deportati/nastrini”.
L’auspicio è che l’attuale Governo giallo-verde non si pieghi ai ricatti dei sindacati (come, ahimè, ha fatto il precedente nei primi due anni de ‘La Buona Scuola’) e concluda la contrattazione seguendo quanto meno le regole dello scorso anno (evitando del tutto le assegnazioni provvisorie su posti di sostegno in deroga per i NON aventi titolo).
L’augurio per il prossimo futuro è che il Governo si adoperi concretamente per trasformare tutto l’organico di fatto in organico di diritto.
La trasformazione di questi posti, oltre che dare maggiori possibilità di rientro ai docenti fuori sede (con la percentuale massima del 30% dei posti disponibili) darebbe fiato anche ai precari che potrebbero essere stabilizzati.
Da una parte si interromperebbe questa transumanza annuale, con evidente beneficio della continuità didattica delle Scuole del nord e, dall’altro, si permetterebbe a docenti in attesa da 15-20anni di avere un contratto a tempo indeterminato, con un effetto non trascurabile sulla consistenza delle GaE (Graduatorie ad Esaurimento).
Per il Governo questo è il primo vero esame sulla gestione ordinaria della Scuola: ora vedremo se è in atto un reale cambiamento o se questo Governo è solo un copia-incolla di quello precedente.
Marco Sagliambene