C’è un nuovo nome tra i ministri “papabili” del nuovo governo Gentiloni accostati all’Istruzione: è quello di Maria Elena Boschi.
Depotenziata, la Boschi perderebbe infatti le Riforme, per prendere, nel nuovo governo governo il dicastero delle Pari opportunità e i Rapporti con il Parlamento. Per qualcuno, però, all’ultimo momento potrebbero affidargli il Miur. Dove l’addio di Stefania Giannini si dà ormai per scontato.
Scrive l’Adnkronos: “sulla presenza di Boschi al governo, nelle ultime ore, si rincorrono le voci e si moltiplicano le ipotesi. Anche quella, difficile, che alla fine possa andare agli Esteri. Oppure al ministero dell’Istruzione”.
Il motivo del depotenziamento è logico ed è quello di far fare un passo indietro al Pd all’interno del nuovo esecutivo.
A spiegare per bene questa tesi è il senatore della minoranza Pd, Federico Fornaro, secondo cui “Non è possibile ignorare il significato politico della vittoria del No in una consultazione popolare che Renzi ha voluto trasformare in un referendum sull’azione del governo. Serve quindi un segnale chiaro di discontinuità sia nella compagine governativa sia nei programmi, rimettendo in discussione riforme come quella della scuola e del mercato del lavoro”.
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E ancora: “se il governo Gentiloni fosse percepito come una semplice fotocopia del governo Renzi – continua Fornaro – il Pd non solo dimostrerebbe di non aver capito il messaggio delle urne, ma si avvierebbe a una dura sconfitta alle prossime elezioni. Confidiamo che Gentiloni sappia cogliere questa assoluta esigenza di discontinuità nell’interesse del Paese e del Pd”.
Detto questo, però, dice ancora Adnkronos, “non convince fino in fondo l’ipotesi di non affidare a un big del Pd in un dicastero delicato come quello di Viale Trastevere. E sarebbe anche difficilmente praticabile, vista la natura di ‘governo a tempo’, l’idea di ricorrere a un nome esterno di pregio”.
Anche perché, aggiungiamo noi, chi potrà prendersi “cura” della Scuola dopo la ventata di novità, contestate a furor di popolo, introdotte con la Legge 107/2015?
Trovano, intanto, conferma le voci su Gianni Cuperlo, che dopo avere rinunciato al No referendario, non ha accetta, per ragioni di opportunità, la “poltrona” del Miur. Tra la minoranza dem, i bersaniani confermano per ora come loro candidato Roberto Speranza, ma circolano già nomi alternativi come quello di Emiliano e c’è chi non esclude un ritorno di Bersani, in vista del congresso del Pd, che domenica dovrebbe essere convocato per febbraio o marzo.
Intanto, però, è tempo di governo e di nuovi ministri.
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