Sulle Gps ci stanno prendendo in giro sia il Ministero dell’Istruzione sia i sindacati? Perché il Ministero esclude dalle Gps studenti e insegnanti appassionati, se poi le scuole dovranno assumere tramite Mad, col rischio (se non la certezza) che in classe finiscano persone incompetenti?
Sono queste, da giorni, le domande che regnano nei miei pensieri. Sono un lavoratore studente di Scienze della formazione primaria, all’università Milano-Bicocca. Faccio il maestro da quasi 4 anni, tramite Mad. Sto conseguendo una quarta laurea perché non ho l’abilitazione per insegnare alla primaria: dopo un’attività da giornalista, ho scoperto tardi la meravigliosa avventura del processo di insegnamento-apprendimento con i bambini.
Lavoro e studio con grande sacrificio, come tante altre persone consapevoli di quanto la formazione strutturi il pensiero e l’agire creativi di un insegnante. Per questo ho sempre rinunciato a sostenere esami per ottenere – invece di conoscenza – solo una registrazione sul libretto.
Il messaggio che ci giunge dal Ministero, tuttavia, è che non importa la qualità della preparazione raggiunta tramite gli esami, ma il fatto in sé di averli superati: meglio un 18 che un 30.
Come interpretare in altro modo il fatto che, per l’iscrizione in II fascia Gps, vi siano soglie di Cfu diverse per chi frequenta Scienze della formazione? Chi è al 3° anno, deve avere conseguito “almeno” 150 Cfu; per chi frequenta il 4° e 5° anno, invece, almeno 200 e 250. Così si può iscrivere alle Gps uno studente del 3° anno con 150 Cfu, mentre non può farlo chi al 4° e 5° anno ha conseguito 199 o 249 Cfu.
È un messaggio verso il quale manifesto il mio sdegno, perché figlio di una logica produttivistica (meglio la quantità che la qualità) pericoloso per la formazione degli insegnanti, e dei bambini di cui desideriamo essere maestri e maestre.
È un messaggio pericoloso per la crescita del nostro Paese: invita a raggiungere un obiettivo ignorando il percorso e le modalità con le quali ottenerlo.
Questo è il contrario di quanto ci insegnano le Indicazioni Nazionali.
Alcuni sindacati, in base a una FAQ del Ministero, consigliano di iscriversi perché il possesso di almeno 150 Cfu prevarrebbe sull’anno del corso di laurea; ma gli stessi sindacati sanno che giuridicamente è l’ordinanza del 6 maggio a prevalere sulla FAQ, e che il sistema online – ad oggi – ci costringerebbe a dichiarare il falso.
Perché i sindacati (e lo chiedo anche da iscritto) non hanno subito proclamato che su questa assurda norma si sarebbe fatto ricorso? Le migliaia di persone che saranno escluse, sono forse troppo poche perché ci sia interesse a tutelarle?
Perché, da una decina di giorni, qualche sindacalista ha assicurato che il sistema online sarebbe stato modificato a breve, e ancora nulla?
Mancano solo poche ore perché si possa levare il dubbio che, oltre al Ministero, ci stia prendendo in giro anche chi dovrebbe difendere lavoro e diritti.
Daniele Ferro
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