Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa della Cub Scuola sull’attualissima questione delle GPS e delle procedure di invio della domanda.
Il precariato è una condizione di per sé instabile che ogni anno viene aggravata da una gestione ministeriale connotata da incapacità o mera cattiveria. Nel bel mezzo delle ferie agostane del personale degli uffici scolastici, dal 2 al 16 agosto, i docenti che aspirano ad un contratto a tempo determinato, al 30 giugno o al 31 agosto, dovranno compilare le istanze senza la pubblicazione delle GPS né della possibilità di rettificare.
Ad aggravare la situazione ci sarà anche la violazione aperta del regolamento europeo GDPR e della normativa sulla trasparenza degli atti amministrativi. Nonostante il Ministero dell’Istruzione abbia già perso più di una causa al TAR, insisterà nell’utilizzo illegale di algoritmi automatici per l’assegnazione delle supplenze. Basterebbe poco per rispettare almeno il vincolo sostanziale, cioè quello che vieta di stipulare contratti sulla base delle decisioni automatizzate; infatti,
sarebbe sufficiente prevedere una revisione delle GPS, prodotte attraverso la piattaforma informatizzata,
in contraddittorio con i docenti e/o in presenza delle organizzazioni sindacali.
Questo sarebbe dunque un adempimento semplice e rapido che eviterebbe costosi ricorsi il cui esito sarà a sfavore
dell’amministrazione, come già accaduto lo scorso anno. Mentre varie testate giornalistiche esultano per le centomila assunzioni del personale della scuola, ricordiamo che i docenti precari sono circa duecentomila; alla fine delle operazioni di immissione in ruolo una buona parte di posti rimarranno vuoti a causa della mancanza di candidati: il concorso ordinario si concluderà, forse, entro il 2022 e il concorso straordinario bis deve ancora iniziare in molte regioni.
La scuola ha bisogno di docenti stabili e la soluzione esiste ed è praticabile, assumendo il personale su tutti i
posti disponibili, reintroducendo il doppio canale, e avviando un piano di assunzioni per i precari storici.
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