La sentenza del Tribunale di Genova con la quale il Ministero dell’Istruzione è stato condannato a risarcire 15 docenti precari per la mancata assunzione in ruolo sta riaprendo le proteste dei sindacati e dei movimenti.
E alcune proposte non nuove sembrano riacquistare interesse.
Intanto c’è chi sostiene – non senza ragione – che anziché pagare pesanti penalità il Ministero farebbe molto meglio ad assumere i precari per coprire almeno i posti vacanti: ne guadagnerebbero non solo i precari stessi ma anche la qualità del servizio scolastico dato che da tempo gli esperti che si occupano di valutazione di sistema concordano sul fatto che la continuità didattica ha un ruolo importante nei processi di insegnamento-apprendimento.
La sentenza sta riaprendo anche la discussione sulla questione “coda-pettine” e sul prossimo aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento.
I sostenitori dell’inserimento “a pettine” chiamano in causa la recente decisione della Corte Costituzionale, ma non tutti sono convinti che questa sia una buona soluzione: in Veneto molti precari hanno dato vita ad un vero e proprio “Movimento no-pettine” che nei giorni scorsi si è incontrato con l’onorevole Beppe Fioroni dopo che il PD locale si era dichiarato disponibile a sostenere la posizione del movimento.
E poi c’è anche chi sostiene che il dilemma coda/pettine è un falso problema.
La soluzione vera, sostiene da tempo Libero Tassella responsabile nazionale di Professione Insegnante, è quella di una graduatoria ad esaurimento nazionale da utilizzare per le immissioni in ruolo
“Allo stato – spiega Tassella – la prospettiva per chi è in graduatoria , soprattutto in certe aree geografiche del nostro Paese, è quella di rimanervi per sempre, senza mai stabilizzare il rapporto di lavoro; e se è vero che ci sono aspiranti che non possono e/o non vogliono spostarsi dall’ambito territoriale di residenza, è anche vero che ce ne sono tantissimi altri disposti a trasferirsi per stabilizzare definitivamente la propria situazione lavorativa, pur di superare la condizione di precaria/o a vita, situazione che deprime , nel contempo, tanto la loro sfera professionale – lavorativa quanto quella umana ed esistenziale”.
“La nostra proposta – conclude Tassella – è quella di estendere a livello nazionale la validità della graduatorie ad esaurimento, proprio per la loro attuale specificità di essere graduatorie ad esaurimento, consentendo al singolo aspirante, in occasione delle procedure di reclutamento, di esprimere più opzioni, secondo un proprio ordine di gradimento: ad esempio, solo la sua provincia di residenza, le province della sua regione, di alcune regioni o tutto il territorio nazionale”.
Ma su questa ipotesi i sindacati del comparto sono molto tiepidi, almeno in questa fase.