Graduatorie, a Napoli un centinaio tentarono la “scalata” con mezzi illeciti
Truffa, falso e accesso abusivo a un sistema informatico e telematico: sono i reati contestati il 4 aprile dal comando provinciale della Guardia di finanza di Napoli, attraverso un provvedimento restrittivo che ha portato agli arresti domiciliari di un insegnante in servizio in una scuola primaria della provincia e al la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari ad un centinaio tra insegnanti e dipendenti riconducibili al personale Ata. Entrando nei dettagli, l’accusa contestata al docente ai domiciliari è quella di aver falsificato le graduatorie per l`accesso agli incarichi di docente ed impiegato amministrativo degli istituti scolastici partenopei. Agli altri, invece, di essersi prestati al “giochino”, pagando migliaia di euro e anche attraverso la presentazione di titoli o certificati falsi.
“L’indagine ha consentito – spiega in una nota la Procura di Napoli, che ha iniziato ad indagare sul caso nel 2008 – di ricostruire un vasto sistema truffaldino finalizzato a fare ottenere a svariate decine di docenti e assistenti amministrativi incarichi di supplenza in scuole della provincia di Napoli in assenza dei presupposti previsti per legge”.
L’inchiesta della Gdf ha preso avvio da un esposto-denuncia presentato alla procura di Napoli da un dirigente dell’ufficio scolastico provinciale di Napoli che, dopo una serie di controlli interni, aveva segnalato presunte irregolarità nella formazione delle graduatorie provinciali per l’anno scolastico 2007-2008. Irregolarità che avrebbero favorito indebitamente alcuni docenti nell’ottenimento delle supplenze.
I primi accertamenti avevano sancito che si erano effettivamente verificati numerosi accessi abusivi al sistema informatico centralizzato del Miur in diversi uffici dell’Usp di Napoli, attraverso i quali erano stati attribuiti a 42 docenti indebiti incrementi di punteggio nelle graduatorie provinciali. Successivamente, il raggio dell’indagine si è allargato al personale Ata e ha consentito di delineare ruoli e responsabilità di altri soggetti coinvolti nella commissione dei reati. La truffa ruotava attorno alle attività illecite del docente ora ai domiciliari, che era anche un sindacalista: in concorso con un dipendente dell’Usp di Napoli, secondo l’ipotesi accusatoria, si sarebbe introdotto abusivamente nel sistema informatico cui fa capo la gestione delle graduatorie del Miur, manipolando quelle provinciali di Napoli, sia del personale docente sia di quello amministrativo.
Per far salire in graduatoria i supplenti “amici” il sistema era sempre lo stesso: la coppia attribuiva un punteggio maggiorato rispetto a quello reale. Per giustificare il punteggio maggiorato, i candidati alle supplenze venivano inviati a produrre falsi certificati di servizio e attestati di qualifica professionale. Ma in certi casi, il docente-sindacalista sarebbe giunto ad inserire nel sistema delle persone che non avevano neanche presentato domanda. in cambio dell’imbroglio, i truffatori ricevevano delle ‘mazzette’ da ogni aspirante docente e Ata: l’importo richiesto era di circa 6mila euro per ogni ‘pratica’ curata.
Una cifra che, per chi non aveva possibilità di firmare contratti annuali, si rivelava un vero e proprio investimento. A spese, però, di coloro che attendevano il loro turno senza allestire imbrogli.