Scrive ancora Anief: “Dopo le esclusioni illegittime e gli invii con problemi tecnici, arriva un’altra ‘tegola’. È la conferma del paradosso tutto italiano, figlio del mal funzionamento o, quantomeno, della superficialità nell’operare da parte della pubblica amministrazione. Soprattutto quando si ha a che fare con il personale precario”.
“Continua a rivelarsi un percorso ad ostacoli l’iter di aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento, dove sono collocati circa 200mila docenti precari e altri 140mila chiedono giustamente di essere inseriti: dopo l’esclusione di questi ultimi, abbiamo presentato ricorso per oltre 15mila supplenti, i problemi di connessione, compilazione e inoltro telematico della domanda, i primi resoconti sulle pubblicazioni delle graduatorie provvisorie raccontano di situazioni paradossali costellate da errori, anche grossolani, a partire da quelle lettere R e S, che risultano – anche dopo chiarimenti – di oscura comprensione, dato che sono state assegnate in maniera diversa anche a candidati che vantano la stessa situazione”.
“E poi punteggi pregressi mancanti, confusione tra titoli e servizi – sottolinea ancora l’Anief –. Inevitabile dunque che i numeri messi a disposizione per i reclami fossero presi d’assalto, con la conseguente che la casella di posta è ormai piena e non riceve altri messaggi e anche il numero di fax risulta non attivo nel weekend. Come non può passare inosservato quel grossolano errore che vede in una delle graduatorie, una docente slittare in testa con ben 712 punti! Neanche nelle migliori storie di precariato si riesce a raggiungere tale quota, di cui 600 solo per i titoli!”.
Il sindacato reputa questi disservizi, soprattutto se confermati nelle altre province, una ulteriore dimostrazione di come i diritti dei precari continuino a non figurare nelle priorità dell’amministrazione scolastica.
I disservizi di questi giorni produrranno, infatti, un’altra quantità industriale di ricorsi. Che si vanno ad aggiungere a quelli presentati da una bella fetta dei 140mila neoabilitati lasciati fuori dalle stesse liste. Oltre 15mila di loro hanno impugnato questa illegittima esclusione al Tar, parte di loro anche al Presidente della Repubblica, perché lo Stato ha deciso di non riconoscere più la loro l’abilitazione o l’idoneità di Stato come titolo valido per entrare di ruolo o ricevere una supplenza annuale dalle graduatorie dei precari.
“Non possiamo che ribadire”, commenta Anief, “che quanto sta accadendo è un paradosso tutto italiano: la conferma del mal funzionamento o, quantomeno, della superficialità nell’operare da parte della pubblica amministrazione. Soprattutto quando si ha a che fare con personale precario. E contro cui il cittadino lavoratore professionista, di ruolo o supplente, non può fare altro che farsi tutelare dal sindacato. E, laddove non c’è altra scelta, ricorrere al giudice”.