Sono 15mila i docenti che, attraverso i legali dell’Anief, chiedono al Tar Lazio di poter insegnare nelle scuole: il Ministero dell’Istruzione li ha infatti lasciati fuori dalle graduatorie provinciali perché non riconosce loro l’abilitazione o l’idoneità di Stato come titolo valido per entrare di ruolo o ricevere una supplenza annuale dalle graduatorie dei precari. Oggi l’associazione sindacale ha notificato al Tribunale amministrativo regionale del Lazio più di 30 ricorsi collettivi. E già nel mese di luglio, prima dell’inizio del nuovo anno scolastico, è atteso il primo responso dei giudici.
Anief ritiene che quanto sta accadendo, l’ennesimo ricorso ai tribunali, è un paradosso tutto italiano: la conferma del mal funzionamento della pubblica amministrazione, contro cui il cittadino lavoratore professionista non può fare altro che ricorrere al giudice attraverso l’azione del sindacato. Stavolta, il Miur ha abilitato con il TFA (tirocinio formativo attivo) gestito dalle università a numero programmato, ben 11.000 docenti, in base a una previsione di posti vacanti e disponibili. Successivamente, però, non li ha fatti inserire nelle graduatorie aggiuntive alle graduatorie ad esaurimento da cui si recluta per il 50% dei posti a tempo indeterminato (l’altra metà è riservata ai vincitori del concorso a cattedra) e da cui si assegnano ogni anno 140.000 supplenze annuali o al termine delle attività didattiche.
Allo stesso modo, il MIUR lascia fuori dalle graduatorie anche 7.500 idonei che hanno superato l’ultimo concorso “concorsone”, come i 25.000 docenti in possesso del diploma magistrale conseguito prima del 2001. Né apre le porte ai prossimi 65.000 docenti che si abiliteranno ai PAS (percorsi abilitanti speciali) o ai laureati in Scienze delle formazione primaria dopo il 2011 abilitati per l’infanzia o per la primaria.
L’unica “finestra” concessa da Viale Trastevere è quella relativa all’inserimento nelle graduatorie d’istituto per ottenere una supplenza breve. Ma è davvero una magra consolazione, anche perché bisogna considerare che già molti docenti precari vi erano inseriti come laureati. Ecco perché in 15.000 si sono rivolti all’Anief: per ottenere il giusto riconoscimento del titolo e della propria professionalità.
Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, la decisione di impugnare l’esclusione dalle GaE “non è soltanto buon senso o senso comune di giustizia, ma è anche una questione di ragionevolezza e buon andamento della P.A. Perché – spiega il sindacalista – l’inserimento nelle graduatorie aggiuntive permetterebbe allo Stato di reclutare con regole certe del personale abilitato alla professione ogni qual volta si esauriscono le graduatorie ad esaurimento o concorsuali, in attesa di nuove procedure selettive, senza alimentare la precarietà o contravvenire alle regole comunitarie sulla stabilizzazione”.
“La natura delle graduatorie, peraltro, è permanente fino a quando il legislatore tra un concorso e l’altro non le trasforma ad esaurimento. Per non parlare del rispetto del principio di uguaglianza e di parità di accesso dei cittadini ai pubblici uffici che – conclude Pacifico – non possono permettere una valutazione diversa di titoli uguali”.
Chi ha presentato domanda di inserimento nelle GaE, ma non il ricorso al TAR può ancora farlo rivolgendosi al Presedente della Repubblica sulla base delle modalità che il sindacato renderà note nei prossimi giorni.